La recensione su Minions

di FilmTv Rivista

6 stelle

I Minions non parlano: stilizzati nella forma, dotati di un numero variabile di occhi, hanno anche un lessico rudimentale, che combina pernacchie e pochissimi vocaboli francesi, spagnoli, italiani e indonesiani (in omaggio alla mamma di Pierre Coffin, originaria di Giava). Nati come indistinguibili aiutanti pasticcioni di Gru in Cattivissimo me, pongono ai realizzatori del loro primo lungometraggio una sfida notevole: un intero film basato su personaggi non parlanti. Lo stesso guanto, nel 2015, è stato raccolto con successo dal fulminante Shaun, vita da pecora: il film, ma i Minions non ricevono il medesimo privilegio e sono da subito accompagnati da una prolissa voce narrante che, raccontando le fasi evolutive delle gialle creaturine, disinnesca completamente la carica comica dei gag. Va meglio quando il narratore abbandona il campo e i Minions, attraversati millenni di storia sempre mettendosi al servizio del più perfido dei padroni, approdano negli Stati Uniti del 1968, dove si tiene l’EXPO-cattivi, un’occasione d’oro per incontrare la tremenda Scarlett Sterminator e farne il loro boss. Lo script vede al centro il furto della corona della giovane regina Elisabetta e tre Minions temerari (Kevin, Stuart e Bob, modellati vagamente sui caratteri delle figlie adottive di Gru nei primi due film), in un’avventura rivolta ai più piccoli, più tenera che comica. Che si rivela, nel finale, un vero e proprio prequel della saga.