La recensione su Il ragazzo della porta accanto

di Znk

4 stelle

Una professoressa di mezza età, ma molto attraente.

Suo figlio intelligente, ma tormentato a scuola dai bulli.

Il padre di lui, che tenta in tutti i modi di riconquistare lei.

Ed infine il quarto elemento, un elemento incomodo, l’elemento attorno al quale gira tutto.

Se volete vedere un film innovativo sotto ogni punto di vista, a partire dal lato tecnico fino ad arrivare a memorabili interpretazioni attoriali…allora questo film non fa per voi.

Sono sicuro che molti, come me, hanno tremato vedendo il nome di Rob Cohen alla regia.

Un regista non proprio scadente, ma che è riuscito a regalarci “perle” come STEALTH e LA MUMMIA – LA TOMBA DELL’IMPERATORE DRAGONE.

Ma lasciando alle spalle l’infelice passato del regista, c’è da dire che le premesse per questa sua nuova fatica non erano altissime, visto soprattutto il cast.

Mi sto riferendo ovviamente alla bella Jennifer Lopez, la cui bellezza è pari alla sua legnosità.

Ma andando contro le aspettative, la bella Jennifer riesce a non essere del tutto insopportabile.

Forse merito del suo personaggio, un personaggio abbastanza piatto, che non cerca l’approfondimento, e che quindi ha evitato alla Lopez di sprofondare nel ridicolo.

Tuttavia se da una parte questo è un pregio, dall’altro è un enorme difetto. Un enorme difetto di scrittura.

La sceneggiatura è, infatti, quanto di più piatto si possa trovare. Ogni scena è prevedibile, così com’è prevedibile il finale.

Un altro argomento di cui parlare è proprio il violentissimo finale.

Finale la cui violenza è ingiustificata, visto che il film si era mantenuto più che altro su toni psicologici, come la paura, il desiderio e così via.

E’ vero che molti thriller partono da una base psicologica e poi procedono in crescendo, fino ad esplodere nel finale.

Ma si tratta, in genere, di un’esplosione contenuta e non, come in questo caso, un agglomerato di scene che ci ricordano i bei film di Peter Jackson e di Sam Raimi (quando non si erano ancora “civilizzati”), il cui stile male si adatta all’atmosfera del thriller “mentale”.

Rob Cohen non gira di certo il suo film peggiore, anzi direi che è proprio lui l’unico che non ne esce con le ossa rotte, girando il film in maniera abbastanza scolastica e mai troppo pretenziosa.

Mi sono dilungato anche troppo per descrivere un film che non merita tutta questa attenzione, e concludo affermando che questo è un prodotto che può regalare un discreto livello di intrattenimento a tutti coloro che, per una sera, decidono di guardare un film che non richieda grossi sforzi interpretativi.

Insomma, un film da vedere con la vostra famiglia (a parte i bambini)…e ovviamente con i vostri psicopatici vicini di casa.