Regia di Mamoru Oshii vedi scheda film
Il mondo empirico risulta un pallido riflesso delle idee, poste in un iperuranio oltre il cielo inaccessibile all’essere umano. Perfette e immutabili, sono l’archetipo di tutto ciò che è presente nella realtà sensibile, le cui cose imitano e partecipano alle idee. Una pavimentazione a forma di scacchiera, sfuma in un’intricata architettura metallica posta alla sua sinistra, mentre sullo sfondo un gigantesco Sole meccanico si staglia all’orizzonte. Il nuovo atto del vedere, cita “Un Cane Andaluso” di Luis Bunuel (1929), sostituendo al disgusto dell’atto, lo shock “conoscitivo” di un’esistente pregresso negato a favore di una consapevolezza nuova disincantata e disperata.
“L’Uovo dell’Angelo” di Mamoru Oshii (1985), sfrutta il nascente mercato dell’home video, sondando nuove possibili sperimentazioni artistiche, assai lontane da ogni livellamento verso i gusti del pubblico. Che il cinema, e non la TV casalinga, fosse la sua vera destinazione, non rileva solo nella successiva - per quanto limitata - distribuzione nelle sale, quanto dal legame con l’acqua onnipresente e il grande schermo, capace di dilatare, espandere e plasmare attraverso infinite forme, una materia animata in grado di racchiudere in sé una molteplicità di significati.
I detrattori potrebbero muovere all’opera accuse di oscurità, formalismo e significante prevalente sul significato, ma in questo modo si sarebbe pari ai pescatori che cercano con gli arpioni di catturare i pesci ombra. Se lo spettatore smarrisse completamente la via, potrebbe cercare di dare un significato all’opera solo sulla base di tale sequenza. Ogni ottica astrattistico-concettuale considerata attraente per un’umanità, dedita alla caccia di un senso trascendentale alla propria esistenza, viene smontata pezzo dopo pezzo dal cinismo del soldato. Lo sguardo del militare è intriso di una profonda disperazione, di cui residua un misero attaccamento nei confronti del mondo sulla base di interrogativi.
Chi sei? Dice il soldato. Chi sei tu? Risponde la bambina. Non c’è scioglimento verso una soluzione, ad una domanda a cui si risponde a specchio con un’altra domanda. L’uovo su cui ci si arrovella attorno al suo significato, simboleggia sia la femminilità innocente dell’infante, quanto la ricerca di un significato superiore innanzi ad una realtà sempre più cupa, apocalittica e priva di scopo.
Si è dimentichi del proprio essere all’intero della realtà. All’inseguimento affannoso delle ombre delle idee, muovendosi lungo un circolo a spirale senza arrivo. Il riflesso di sé attraverso una superficie riflettente, deforma la propria immagine, proiettando ciò che pensavamo di ricordare, in una introspezione assai vicina alla concettualizzazione propugnata da Andrej Tarkowskji nel suo “Lo Specchio” (1975).
L'uovo dell'angelo (1985): scena
La componente religiosa di stampo cristiano risulta preponderante nella costruzione dei simboli scenografici - la cattedrale, l’arca, l’albero della vita, diluvio universale, l’angelo e il suono delle campane - assai somiglianti nell’unica città esistente, ai centri storici dei centri urbani europei.
Lo stile gotico delle costruzioni, si accompagna dalle note musicali eteree e cori sacri di Yoshihiro Kanno, intrecciate alla perfezione con lo stile poetico straniante per immagini oniriche di Yoshitaka Amano - artista famoso in tutto il mondo grazie alle sue illustrazioni uniche e collaborazioni con autori come Neil Gaiman -, a tutti gli effetti la seconda mente autoriale dietro l’operazione.
Fuori da ogni spazio e tempo, il decadimento del non-luogo, riflette i dubbi lancinanti del soldato con le stimmate, che nell’arma a forma di croce portata sulla spalle, vuole farsi portatore di una filosofia propria del disincanto adulto. Pedina su una scacchiera non controllata da lui o libero cercatore di risposte? La figura del militare è antitetica e confliggente rispetto a quella dell’innocente bambina. Incapaci di comunicare tra loro, se non attraverso dialoghi ridotti all’osso, il loro rapporto con l’uovo risulta opposto nella modalità di indagine. Fideistico e senza dubbi quello della bambina, che in esso crede pulsi una forma di vita. Una verità rassicurante e senza deviazioni, tipica della religione a cui ci si abbandona senza remore. Tutto l’opposto il guerriero, sempre più scettico e dubbioso nei confronti di una realtà assai distante da ogni consolazione metafisica. Mette in dubbio le parole della bambina, a favore di un’indagine materiale verso l’uovo. Solo tale metodo può sciogliere ogni ansia e smarrimento. Ma richiede compiere un salto. Non quello di Kierkegaard verso la vita religiosa, quanto verso la conoscenza diretta e verificabile.
In una sofferta lacerazione interiore, muta nell’esternazione, però conflittuale nel suo essere celata alla vista altrui, l'ardua e pesante scelta viene presa. Solo lo spegnersi della fiamma catturata dalla lunga fissità dell’inquadratura di tre minuti, rompe la stasi a favore dell’atto, denudando la verità. False convinzioni ed illusioni vengono smascherate per quello che sono; inutili vagheggiamenti della mente umana.
Il bianco accecante originato da fonti di luce sovra-illuminate, rende cieca la visione al pari delle forme plasmate dalle ombre dovute al non irraggiamento di essa.
La negazione del trascendente, condurrà Oshii ad una ricerca nelle pellicole successive verso un’accorta indagine sull’esplorazione dell’immanenza. Eppure in preda alla deriva eterna, il soldato volge lo sguardo a quel grande Sole-occhio meccanico.
Un nuovo “dio”; originato dalla tecnologia, diventerà un ennesimo “uovo” illusorio a cui aggrapparsi, nell’atto di sfuggire alla crisi totale di ogni certezza. In attesa di venir smascherato anni dopo dallo stesso Mamoru Oshii, nei due “Ghost in the Shell”.
L'uovo dell'angelo (1985): scena
Film aggiunto alla playlist dei capolavori del cinema: //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297
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