Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Una specie di serial killer cresciuto in una famiglia di psicopatici trova il modo di catalizzare la propria voglia di uccidere servendo gli USA dall'altra parte del mondo. Detto così potrebbe sembrare un ibrido fra Arancia meccanica e Non aprite quella porta, il problema è che non solo il tutto è tremendamente serioso, ma il protagonista è anche dipinto come un semi dio degno della più alta ammirazione. Ci sono un paio di scenette in cui parrebbe venir fuori un abbozzo di problematicità (parlare di sensi di colpa mi pare eccessivo), ma il tutto è immediatamente smentito dalla morbosità dei rapporti fra i personaggi (la folle idolatria che moglie, figli, amici e parenti vari manifestano nei confronti del protagonista) e da granitiche, lapidarie frasi ad effetto ("posso rispondere a Dio di ogni singola pallottola"), per poi affogare in un finale talmente impregnato di retorica guerrafondaia da mettere alla prova i migliori anti emetici esistenti in commercio. Sono disposto a concedere al film l'attenuante di una certa incompatibilità culturale (una scena come quella del gioviale quadretto familiare in cui Bradley Cooper gira per casa con una pistola VERA puntandola contro i suoi familiari a me ha fatto accapponare la pelle, ma forse per uno spettatore statunitense non è così assurdo), ma rimane in ogni caso un'operazione vergognosa, che come altri film di questi ultimi anni sta riportando in auge il vecchio (e speravo ormai estinto) cinema bellico muscolare, aggravato dal fatto di essere avvolto da un terrificante senso di promozionalità.
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