Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Solidissimo e coinvolgente film sulle conseguenza della guerra sui reduci più che sulla guerra in se. Un po' traballante il finale.
Leggendo qua e la critiche all'ultimo lavoro di Clint Eastwood, l'aggettivo in cui credo di essermi imbattuto più spesso (specie nelle critiche negative) è 'politico'. Ora dopo aver avuto modo di vedere “American Sniper” al cinema direi che che di 'politico' c'è ben poco nel film di Eastwood. Non siamo certo di fronte a un manifesto antibellico tipo “Orizzonti di gloria” o “Platoon”, ma restiamo secondo me nell'area eastwoodiana di “Lettere da Iwo Jima”, dove la guerra è una realtà e non un concetto da dibattere, e dove quel che interessa al regista di San Francisco sono gli individui che la vivono in prima persona e la sua onda lunga che coinvolge le famiglie di questi. E questo non ha secondo me nessun colore politico. Siamo all'analisi degli effetti della guerra sull'individuo, non alla sociologia né alla geopolitica, e in questo “American Sniper” è forse il miglior film del genere dai lontani tempi de “Il cacciatore”. Volendo invece proprio andare a cercare il pelo nell'uovo in quello che a me è sembrato un film che merita appieno la candidatura all'Oscar, indicherei i cinque-dieci minuti finali, con un Kyle tornato appieno in se in tre secondi netti, come manco le mitiche trasformazioni Jekyll-Hyde.
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