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San Andreas

Regia di Brad Peyton vedi scheda film

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La recensione su San Andreas

di amandagriss
6 stelle

 

Apocalypse now: la terra trema.

 

La faglia di San Andreas colpisce ancora. Stavolta supera se stessa.

Un terribile terremoto mette in ginocchio l’intera California, radendola al suolo.

Non c’è scampo per chi abita nella terra del sole, Los Angeles e San Francisco sono le zone maggiormente colpite.

O meglio, le uniche a cui l’ultimo disaster movie post 11 settembre in terra d’America presta attenzione.

Bruciano le città e crollano i grattacieli. Sparisce tutto quanto.

Inghiottito dall’oramai immancabile tsunami che si abbatte sulla Baia, polverizzandola.

Vani, come sempre, i tentativi da parte dei sismologi di allertare la popolazione.

Non è un mistero che portino sfiga, soprattutto all’industria del mattone alla quale non fa certo piacere che le si gufi addosso per tutto il tempo -ricordandole il carattere irruento e profondamente instabile della terra in cui affonda le sue fondamenta- impegnata com’è a tirar su l’ennesimo gigante di acciaio e cemento, secondo il progetto in atto, il più alto mai fino adesso realizzato.

Eppure San Francisco dovrebbe rammentare quale infelice esito abbiano avuto le avveniristiche costruzioni che anelano a sfiorare l’atmosfera terrestre.

Purtroppo l’uomo ha la memoria inversamente proporzionale alla sua ambizione, e zac!, ancora una volta la subdola trappola di cristallo è lì pronta a scattare.

Riusciranno i nostri eroi a mettersi in salvo?

 

Dwayne Johnson, Carla Gugino

San Andreas (2015): Dwayne Johnson, Carla Gugino

 

E mentre lo sciame sismico non dà tregua,

mentre si aprono nel terreno insondabili voragini e le dighe saltano,

i ponti implodono e interi quartieri oscillano e sussultano,

gli edifici si sventrano e le letali folate di polvere, miste a vetri in frantumi e detriti vari si propagano, ramificandosi, per le strade, travolgendo tutto ciò che incontrano e abbattendosi sulla gente inerme (molte le scene di questo tipo che scorrono sullo schermo e che inevitabilmente ci riportano a quelle inerenti alla tragedia delle Twin Towers)

l’eminente scienziato, che ha appena scoperto il modo per prevedere i terremoti, coglie al volo la ghiotta occasione offertale da Madre Natura (poi dicono che è maligna) di testare all’istante la sua eureka.

Tra interviste rilasciate, un continuo monitoraggio in sala computer con la possibilità di documentare l’evento catastrofico in tutte le sue fasi, allarmi lanciati via internet, viene spontaneo chiedersi in quale bunker della galassia si trovi stipato insieme all’esiguo seguito di fedelissimi collaboratori, visto che fuori e ovunque è l’inferno in terra, e loro, al massimo, finiscono col ripararsi sotto una scrivania, di quelle non proprio massicce, del tipo che smercia ikea, tanto per intenderci.

 

Paul Giamatti, Archie Panjabi

San Andreas (2015): Paul Giamatti, Archie Panjabi

 

Ma si sa, sono le trovate tipiche di una sceneggiatura standard per film catastrofici fondamentalmente innocui, più spettacolari che veramente inquietanti, avvezzi a strombazzare il peggiore degli armageddon mai visti al cinema per mantenere poi, a conti fatti, soltanto una metà, seppure sostanziosa, delle seducenti promesse iniziali.

 

Dwayne Johnson

San Andreas (2015): Dwayne Johnson

 

Quindi, se il sismologo Paul Giamatti è la ‘mente’ -stanziale- il ‘braccio’ -peregrino- non può che essere il roccioso e imperturbabile monolitico The Rock.

È lui che fa il lavoro sporco, è lui che scende sul territorio e fronteggia il cataclisma.

I trascorsi in Afghanistan lo rendono particolarmente appropriato all’eccezionale circostanza tellurica.

Di attitudine duttile nonché incredibilmente coriaceo, ha sviluppato una straordinaria capacità di adattamento alla tragedia e alla gestione della stessa; si dimostra perennemente all’altezza della situazione, è costantemente pronto all’azione e la sua presenza è da ritenersi indispensabile in quanto garanzia di salvezza, sia per gli umili colleghi che ogni tanto se la vedono brutta pure loro, sia per quei disgraziati che tira fuori da incidenti da cui è impossibile uscire vivi.

Il pericolo è il suo mestiere, e stavolta l’impavido cuor di leone mette a disposizione della propria famiglia sull’orlo dello sfascio (l’unico fronte su cui pare aver fallito) le peculiari abilità di action man muscolare-solidale, carpendo l’attimo, al pari della ‘mente’, per risanare lo squarcio affettivo in corso.

E così, sfoggia il suo versatile talento di provetto pilota, che siano elicotteri o imbarcazioni off shore in condizioni acquatiche estreme, di paracadutista e ingegnere mancato, di abilissimo nuotatore e brillante apneista come nemmeno Maiorca…

attingendo con successo perfino ai suoi super poteri telepatici (o semplicemente di padre con ammirevole senso di abnegazione) che lo indirizzano sulla medesima lunghezza d’onda della figlia, naturalmente bonazza.

 

Art Parkinson, Alexandra Daddario, Hugo Johnstone-Burt

San Andreas (2015): Art Parkinson, Alexandra Daddario, Hugo Johnstone-Burt

 

Figlia tosta e coraggiosa, di cotanto padre, appunto, che, scampata a morte certa, se ne va in giro per la città divelta ad inerpicarsi su palazzi in costruzione in attesa che l’irriducibile papino la tragga in salvo col suo elicottero spericolato, come happy end sentenzia.

La situazione da allarme rosso non permetterebbe tempi morti, eppure abbondano quei classici irritanti momenti in cui le ingestibili forze della natura entrano in standby per permettere (purtroppo) ai personaggi di aprire bocca e deliziarci di svenevoli convenevoli-spreca secondi preziosi, gli stessi che nell’ordinario quotidiano vengono sistematicamente ignorati per via di uno stile di vita frenetico, annientatore dei rapporti interpersonali.

O di renderci partecipi del loro più intimo vissuto, oppure di metterci al corrente su questioni private spinose che sicuramente andrebbero affrontate in tutt’altre circostanze e che invece -sarà l’atmosfera? la paura di morire con un rospo alla gola?- richiedono urgente quanto improrogabile chiarimento, tra un sobbalzo e un’onda anomala, un’avarìa al motore, un salto nel vuoto e un furto d’auto.

 

Dwayne Johnson, Carla Gugino

San Andreas (2015): Dwayne Johnson, Carla Gugino

 

San Andreas, nella sua confezione lussuosa ma non sfavillante 

[la supervisione degli effetti visivi è affidata, infatti, a Colin Strause, dei famigerati fratelli Strause, già autori del controverso Aliens vs Predator 2 e del fascinoso sci-fi b movie Skyline]

e nonostante l’opzione 3D, riservata solitamente ai blockbuster hollywoodiani di nuova generazione, è un onesto b movie dal gusto retrò, nudo e puro, (se vogliamo cotto e mangiato, che lascia appena appena quella sensazione impalpabile di solenne fregatura) che assolve efficacemente alla funzione di intrattenere con qualche brivido non troppo violento il pubblico nelle sale, cullandolo tra il serio ed il faceto

---un paio di battute ad effetto pronunciate dal granitico protagonista o l’eventualità di considerare una sciagura di tale portata una manna dal cielo per sbarazzarsi definitivamente di rivali in amore comprese odiosissime future cognate--- .

E coinvolgerlo emotivamente quanto basta per assicurarsi la sua attenzione fino al finale travolgente, scongiurando la noia con un ritmo andante che incalza (supportato da un adeguato accompagnamento musicale) ogni qual volta l’eroe di turno entra nella fase critica dell’azione,

non deludendo le aspettative in materia di tensione e adrenalina per mezzo di trovate, una via l’altra, che paiono uscite da un cilindro senza fondo,

appassionando, infine, per la sua unica pretesa di divertire ed avvincere.

Facce da b movie o da piccolo schermo del resto, e storia (risaputa) da romanzo d’appendic(it)e, dove il dramma familiare viene incastonato splendidamente nel disastro collettivo.

 

Art Parkinson, Alexandra Daddario, Hugo Johnstone-Burt

San Andreas (2015): Art Parkinson, Alexandra Daddario, Hugo Johnstone-Burt

 

Con immancabile morale patriottica (clausola imprescindibile) e tanto di sventolìo di bandiera, a fare da chiosa gloriosa.

 

Da sottolineare la buona ed agile direzione, in grado di alternare con mano sicura mdp e camera a mano, capace quest’ultima di restituire maggiore autenticità al racconto di finzione e far salire i livelli di pathos e concitazione.

Regalandoci inoltre una manciata di piani sequenza non trascurabili, uno, in particolare, da tenere a mente, quando documenta in tempo reale gli effetti del terremoto all’interno di un grattacielo al piano ristorante…

 

Non resta che salire sulla giostra e allacciare le cinture…

 

 

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