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The Walk

Regia di Robert Zemeckis vedi scheda film

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La recensione su The Walk

di amandagriss
7 stelle

 

Gli americani sono dei maestri nell’autocelebrarsi.

Nel raccontare la loro Nazione, nel tramandare attraverso i secoli, con inalterata cura ed amorevolezza, quei piccoli e grandi, trascurabili ed importanti episodi che ne hanno scritto la storia, arricchendoli, ognuno, di gustosi particolari al fine di confermarne la veridicità ed impreziosirne il racconto.

Per farne, poi, parabole di vita vissuta, tutte le volte (o la maggior parte) avvincenti ed emotivamente coinvolgenti.

Indelebili nella memoria, a dispetto dell’inesorabile scorrere del tempo, dove ogni cosa, perfino l’accadimento più estremo ed irreversibile, viene percepita come labile, transitoria.

Ed il cinema, la cui magia è immortalare, riproponendo all’infinito, ciò che imprime su pellicola, assolve spesso e perfettamente al compito di rendere noti fatti veramente accaduti.

Scegliendo di aderire quanto più possibile alla realtà o trasfigurando la stessa, enfatizzandola, romanzandola, eliminando le parti noiose e focalizzandosi sul cuore pulsante della vicenda che vuole narrare.

E chi, se non Robert Zemeckis, regista produttore e (perché no) autore che ha reso glorioso il cinema popolare a stelle e strisce degli ultimi 35 anni, a firmare e filmare l’ennesimo pezzo d’America, carico del suo bagaglio di entusiasmo contagioso e perenne desiderio di suscitare meraviglia, far palpitare, divertire, commuovere?

Spettacolarizzare (alla grande) un evento già di per sé spettacolare e assolutamente sensazionale.

La storia di quel francese, un certo Philippe Petit, funambolo per vocazione, che il 7 agosto del lontano 1974 si cimentò nella straordinaria irripetibile impresa di attraversare, sospeso su un cavo d’acciaio, a 400 metri d’altezza (pari a 110 piani), lo spazio tra le Torri Gemelle nel cuore di New York.

Grattacieli nuovi di zecca che con la loro formidabile altezza avrebbero definito in maniera inconfondibile lo skyline della Grande Mela, per modificarne ulteriormente il profilo agli inizi degli anni zero, quando sotto gli occhi increduli del mondo intero sarebbero crollati, uno dopo l’altro, come panetti di burro fuso.

Sventrando per sempre la città. Provocando un vuoto tutt’ora incolmabile.

E pensare, così ci racconta Zemeckis, che la costruzione delle Torri non era ben vista dai newyorkesi dell’epoca, perché considerate uno sfregio all’architettura urbanistica esistente, un colosso senz’anima simile ad un grosso archivio raccogli-scartoffie, un corpo estraneo maestosamente imponente, un pugno nell’occhio con il quale avrebbero dovuto imparare a convivere.

Ma per il giovane Philippe Petit la recente opera d’alta ingegneria rappresentava il sogno da rincorrere e agguantare, la possibilità concreta di tendere il suo filo dove nessuno mai era arrivato, di essere l’artefice di un’impresa senza eguali, il protagonista di un’esperienza da togliere il fiato.

 

https://media.giphy.com/media/xTiTniOFIvo9h7KO4w/giphy.gif

 

Zemeckis narrando e celebrando direttamente un artista unico nel suo genere, a dire il vero non proprio così popolare come ci si aspetterebbe, forse il suo definirsi ed essere definito un sovversivo anarchico ribelle fuorilegge (erano pur sempre gli anni ’70) ne ha impedito il normale percorso divulgativo

--- [ chi scrive, poi, ha conosciuto Petit grazie ad una pellicola piuttosto recente, Man on wire, che tratta in forma documentaristica l’eccezionale traversata tra le 2 Torri, nel cielo, sopra le nuvole ] ---,

narra e celebra indirettamente New York e una corposa pagina del suo passato, prossimo e remoto.

Come a dire che il fulgido episodio di Petit è unito con un invisibile filo alla sorte delle Torri, dapprima detestate, poi, grazie al folle talentuoso garçon, rese finalmente amabili (il suo gesto fu come infondere in esse un soffio vitale) e, infine, consacrate a luogo di culto e della memoria.

 

La vertigine di The Walk alimenta il mito americano.

È una leccornia per gli occhi, una triste gioia da vivere insieme,

un’occasione per riflettere sulle molteplici sfaccettature della natura umana, capace di creare sublime poesia come di arrecare in un colpo solo tragedia e distruzione.

 

https://expedientmeans.files.wordpress.com/2015/10/the-walk.jpg?w=600&h=305

 

 

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