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Il tesoro della Sierra Madre

Regia di John Huston vedi scheda film

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La recensione su Il tesoro della Sierra Madre

di emil
8 stelle


Il vagabondo Dobbs (Bogart) viene reclutato insieme all'amico Curtin (Tim Holt) dal cercatore di oro Howard (Walter Houston). Il piano è arricchirsi fra le montagne della Sierra Madre.

L' avidita é un morbo inarrestabile che infetta gli uomini, annientandone ogni riserva morale, ogni barlume di lucidità. Dopo una ventina di minuti iniziali parecchio parlati il film decolla per non fermarsi più, narrando le (dis)avventure di un trio sempre costretto a guardarsi le spalle, che nel cercare l'oro non capisce di aver firmato la propria condanna. Il viaggio diventa parabola di morte, la pazzia scava solchi profondi nei personaggi, tutti in balia di una natura selvaggia, che non lascia andare facilmente ciò che è suo.

Houston asseconda questo clima di tensione, attraverso una regia esemplare, che si alterna fra campi larghi e primi piani di toccante intensità, assecondando dunque le prove maiuscole degli interpreti.
I personaggi appaiono come drogati, ipnotizzati dal miraggio del guadagno, seppur influenzati in maniera diversa dalla smania della febbre da oro; l'evoluzione del personaggio interpretato da Bogart é emblematica in questo senso, trasfigurato da canaglia a vero diavolo.

L'attore sfrutta tutta l'immobilita del labbro superiore ( ferito durante il servizio militare, quando un detenuto gli "appoggiò" le manette in faccia, e da allora rimasto così ) per dare vita ad un interpretazione nervosa e folle. Il divo prende le distanze dall'aplomb dei ruoli precedenti: messi da parte impermeabile e cappello resta sempre memorabile, seppur sudato e barbone. Il cinismo di Dobbs fa spaventosamente capolino come una serpe farebbe da un pertugio, prendendosi a metà con il regista i meriti del successo di questa pellicola ( anche se l'Oscar lo vinse Walter Houston). 
C'è tutto nel "Tesoro della Sierra Madre": thriller , avventura, ritmo, grandi personaggi , straordinarie evoluzioni dei caratteri, daloghi magnificenti ed un finale che più beffardo non si può.

Invecchiato benone direi.

 

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