Regia di Daniel Barnz vedi scheda film
Per la sua prima vera opera 'seria', Jennifer Aniston sceglie un film apparentemente profondo che però risulta essere in ultima analisi solo la somma (ben fotografata) di una lunga serie di cliché.
Eccoci di fronte a un'opera che se d'acchitto riuscirà certamente a far breccia nei cuori dei più, ad una seconda e più approfondita analisi risulta essere solo una mera accozzaglia di cliché ben fotografati. Jennifer Aniston, probabilmente alla ricerca (sacrosanta, per carità) di un affrancamento da quei ruoli da sit-com nei quali è artisticamente cresciuta, produce il film di Daniel Barnz (alla sua quarta regìa) da cui automaticamente riceve il ruolo da protagonista, equazione piuttosto ovvia. Ed è in fondo anche brava a mostrarci il dolore fisico di un corpo dilatato nella silhouette e dilaniato da mille cicatrici, ma non riesce ad andare oltre, non riesce in nessun momento a rendere il vero dolore, quello interiore di una persona distrutta. E il finale scelto non migliora certo le cose.
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