Regia di Gianni Di Gregorio vedi scheda film
Gianni vive un’esistenza mediocre: abita in un palazzo dove i vicini sono dispotici e invadenti, la ex moglie e la figlia lo trattano senza considerazione; l’unica consolazione è la pensione che per Gianni arriverà tra pochi mesi, l’uomo infatti ormai vive aspettando solo quel giorno. Ma una nuova disposizione gli impone di lavorare ancora tre anni, prima di godersi il meritato riposo. Non solo, dovrà anche trasferirsi in una nuova sede, distante da casa, più tecnologica dove incontrerà nuovi colleghi e nuovi, esigenti, superiori.
La formula delle pellicole di Di Gregorio ormai la conosciamo: una sceneggiatura semplice, non molti protagonisti, una storia verosimile in cui chiunque si potrebbe identificare e uno svolgimento lineare, senza inquadrature artistiche. Anche in Buoni a nulla ritroviamo praticamente tutti gli elementi caratterizzanti del suo cinema, con un’unica grande differenza, rispetto agli altri Buoni a nulla, non diverte (quasi) mai.
Nonostante Di Gregorio si affianchi al comico e imitatore Marco Marzocca, credendo forse di poterne trarre qualcosa di buono, il duo non sembra funzionare a dovere. Non solo la pellicola ha una strana andatura lenta, ma le situazioni che coinvolgono i protagonisti non riescono né a divertire né ad un indurre un ragionamento riflessivo, cosa che mai era accaduta nelle pellicole precedenti del regista, che sempre ho apprezzato per il modo in cui riuscivano a coinvolgere.
Pur avendo a disposizione un tema con non pochi sviluppi, che inizialmente era stato presentato anche piuttosto bene, Di Gregorio si perde nei meandri del riscatto personale, occupando molto spazio per quella che sembrerebbe voler essere una denuncia al lecchinismo di cui si rende artefice non emulabile e che riduce notevolmente l’empatia che inizialmente aveva creato con lo spettatore quando inizia a perpetrare atteggiamenti a dir poco irritanti.
Una visione sofferta e deludente.
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