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Messi

Regia di Alex de la Iglesia vedi scheda film

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La recensione su Messi

di barabbovich
5 stelle

Non è affatto male l'idea di Alex De La Iglesia, regista estroso di film come La comunidad, Oxford murders o Ballata dell'odio e dell'amore prestato al documentario, di raccontare le gesta pedatorie di Lionel Messi, uno dei più grandi giocatori di calcio del presente, sotto forma di racconto corale. Siamo in un lussuoso ristorante spagnolo e, nei diversi tavoli, troviamo le sue insegnanti di scuola di quando era bambino, i compagni di squadra del primo club argentino, quelli del Barcellona di oggi come Andrés Iniesta, giornalisti, allenatori di rango ed ex giocatori come Johan Cruyff e César Menotti. Ognuno racconta un pezzo di quella storia che - supportato soprattutto dalla nonna - portò questo ragazzino gracile e con un grave deficit dell'ormone della crescita a diventare il campione capace di aggiudicarsi per 4 volte il pallone d'oro, di arrivare in testa al torneo spagnolo e di aggiudicarsi diverse coppe internazionali. Il tono è diffusamente elegiaco, alcuni confronti improponibili (in primis, quello con un altro asso del calcio argentino, Maradona), ma il ritmo è svelto, il montaggio - che alterna le conversazioni con filmati di repertorio di ogni genere - serrato, la prosa agile e accattivante. Ma, con la sola eccezione di Zidane (regia dei videoartisti Philippe Parreno e Douglas Gordon, colonna sonora strepitosa dei Mogwai), ancora una volta il pallone esce sgonfio dal grande schermo, come era accaduto con il ritratto che Kusturica dedicò a Maradona o con il biopic su Pelè.

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