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Point Break

Regia di Ericson Core vedi scheda film

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La recensione su Point Break

di giurista81
5 stelle

Rivisitazione del gioiellino poliziesco diretto, nel 1991, da Katheryn Bigelow in cui Keanu Reeves, nei panni dell'agente dell'FBI Johnny Utah, sgominava una banda dei rapinatori di banche legata al mondo del surf e definita la banda dei presidenti, per il vezzo di mettere a segno le rapine calzando le maschere dei Presidenti degli Stati Uniti. Un cult assoluto che Kurt Wimmer, autore del soggetto e della sceneggiatura nonché già impegnato nel remake di Atto di Forza e in passato regista dei cult Equilibrium Ultraviolet, decide di riproporre, per la regia dell'ex direttore della fotografia (di celebri action movie quali il primo Fast & Furious Daredevil) Ericson Core, in una diversa ottica. La componente poliziesca, preminente nel primo episodio, viene fortemente sfumata a vantaggio di un copione che esalta le imprese "no limits" della banda di Bodhi. Le evoluzioni della banda, implicanti anche la commissione di reati, diventano vere e proprie prove iniziatiche in vista del nirvana, con un protocollo (sconosciuto al film della Bigelow) ben definito e ricondotto sotto il nome delle "otto prove di Ono Ozaki".

Viene introdotto inoltre un prologo in cui si mostra il passato di Johnny Utah, un ex campione di motocross passato all'FBI dopo aver visto morire un motociclista suo amico nel corso di un'esibizione estrema.

Core dirige con ampio ricorso di inquadrature aeree, oltre che semisoggettive piazzate nei posti più assurdi (ivi compreso all'interno dell'onda che sta per schiantarsi sul surfista che la sta percorrendo lanciato a grande velocità), plasmando una regia dal taglio documentarista di stampo sportivo. Grande lavoro per gli stunt, tra cadute, discese in moto da ripidi crinali, snowboard, tuffi, scalate di costoni rocciosi, voli in picchiata stile Patrice de Gallardon nel ventre di una natura incontaminata. L'adrenalina non manca proprio, purtroppo il paragone col primo Point Break, omaggiato in alcuni sviluppi riproposti anche in questo episodio (si veda il finale oppure la scena in cui Utah, dopo aver rivelato la sua qualifica, lascia fuggire Bodhi sparando al cielo fino a scaricare la pistola), si rivela implacabile. La fotografia, dello stesso regista (non poteva esser altrimenti), è uno dei punti di forza del film, grazie all'esaltazione dei vivaci colori (su tutti il verde e l'azzurro del mare) che spiccano in modo netto. Allo stesso modo sono mozzafiato le scenografie, esaltate da panoramiche e da inquadrature in campo lunghissimo così da renderne evidenti le depressioni e le profondità di campo. Il film, purtroppo, paga la scelta di aver voluto realizzare una sorta di finto remake. Penso che disancorato da Point Break avrebbe reso meglio. Le interpretazioni, dei bellocci di turno, non vanno oltre la sufficienza. Il protagonista Luke Bracey non regge neppure lontanamente il confronto con Reeves ma, in alcune inquadrature (si veda il finale, non all'altezza di quello della Bigelow e con non poche discrepanze, dato che l'elicottero su cui c'è Utah si disinteressa della scelta del poliziotto di lasciare il ricercato) lo ricorda non poco. 

In definitiva il Point Break di Core è un finto remake con una buona messa in scena e uno spiccato senso di spettacolarità. Meno peggio di quanto si legga in giro, ma lontanissimo parente del gioiello della Bigelow.

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