Espandi menu
cerca
Animal - Il segreto della foresta

Regia di Brett Simmons vedi scheda film

Recensioni

L'autore

scapigliato

scapigliato

Iscritto dall'8 dicembre 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 137
  • Post 124
  • Recensioni 1361
  • Playlist 67
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Animal - Il segreto della foresta

di scapigliato
9 stelle

Cinque giovani amici, due coppie e un ragazzo gay, vanno per boschi a fare una gita, ma arrivata la notte si imbattono in una creatura spaventosa, un mostro mai visto prima che inizia a dargli la caccia. Gli amici si rifugiano in una casa sperduta nel bosco e lì incontreranno tre adulti anche loro superstiti di un precedente attacco della creatura.

Niente di più classico e di già visto diranno in molti; un normalissimo beast horror dall’impostazione slasher. Invece, il film di Brett Simmons è tra i titoli più interessanti dell’horror anni zero, con spunti creativi rinnovatori e qualche idea originale. I suoi precedenti lavori non erano male: Husk (2011) è tra i migliori film con spaventapasseri assassini (vedi il seguente post: //www.filmtv.it/post/30910/non-entrate-in-quel-campo-di-grano-l-america-rurale-e-il-mit); The Monkey’s Paw (2013) è invece troppo prolisso e spreca un’occasione interessante, nonostante la confezione finale sia molto dignitosa e di atmosfera. Con Animal, Simmons centra perfettamente la modulazione narrativa, le iconografie, i caratteri, la mostruosità partorita dalla terra e soprattutto sa ben calibrare il ritmo narrativo e l’idea di inquadratura – errori questi che regolarmente segnano la differenza tra una produzione main stream e un prodotto semiprofessionale.

Pur immersi nel déjà vu, Animal ci sorprende in più punti. Innanzitutto è uno dei rarissimi casi in cui una coppia è formata da ragazzo bianco e ragazza nera. Il cinema americano non ha ancora pienamente superato questo blocco razziale sotterraneo e le coppie miste, WASP e afro, sono quasi totalmente bandite dagli schermi. In secondo luogo, è proprio il personaggio della ragazza afroamericana a meritarsi il titolo di protagonista, e comunque fino a un certo punto, il che ci risulta sempre spiazzante considerate le classiche all american scream queens generate dal modello richardsoniano di Pamela (1749) e Clarissa (1748). “Fino a un certo punto” perché un altro aspetto interessante del film è la sovversione delle più consolidate regole del body count. Va detto, senza svelare ulteriori dettagli, che il regista e gli sceneggiatori Tommy Hutson e Catherine Trillo prima di lui, non ha tenuto conto dello screentime canonico per i modelli di ruolo di riferimento del genere (l’atleta, il buffone, l’eroe, l’eroina, etc., anche perché questi modelli sono trattati diversamente già in sceneggiatura).

L’altro aspetto notevole di Animal è la creatura mostruosa ideata e creata ex novo apposta per il film, senza nessun riferimento folkloristico o letterario o bestiario precedente. Non è un bigfoot, non è un licantropo, non è un mutante acquatico come gli uomini pesce di Sergio Martino (1979) o il Rana di Bill Rebane (1981) o il classico mostro anfibio della laguna nera di Jack Arnold (1954); non è nemmeno una creatura umanoide in linea con il genere troglobita come in The Descent di Neil Marshall (2005) e non è una creatura antropomorfa come il Lizard Boy di Paul Della Pelle (2011) o il Monkey Boy tutto italiano di Antonio Monti (2009) o il simpatico snake boy di Aiuto Vampiro (2009) e nemmeno un criptide umanoide come il mostro di Indigenous di Alastair Orr (2014), altro solido piccolo capolavoro del genere - se non fosse per l'irritante POV.

Nel film viene spesso apostrofato come ratto, a causa dei grossi denti aguzzi che sporgono in fuori dal grosso cranio ovale. Senza pelliccia, se non qualche pelo irto sparso qua e là e una fitta peluria sulla schiena, il misterioso “animale” del titolo, più che dai topi, sembra derivare dall’incrocio bizzarro di più roditori come istrici, scoiattoli, topi, castori e nutrie. Ma l’animale che più concretamente gli si avvicina è il ratto talpa o talpa senza pelo o più scientificamente parlando l’eterocefalo glabro che popola soltanto il corno d’Africa.

Sicuramente è affamato di carne, è rapido, veloce, intelligente e ricorda vagamente Alien. È impressionante come durante la visione del film, dall’indifferenza verso l’ennesima creatura mostruosa si passi all’entusiasmo verso una nuova mostruosità affascinante e dai tratti empatici; dispositivo orrorifico per lo psicodramma umano che innerva il sistema dei personaggi nella fusione dei due gruppi: giovane e adulto.

L’applauso finale va alla totale assenza di spiegazionismi vari sull’origine del mostro. Da dove venga, cosa sia, perché viva nei boschi americani e si nutri di innocenti turisti non ci è dato saperlo e di questo ringraziamo sceneggiatori e registi. In definitiva, Animal, è un film che propone un approccio originale a un filone inflazionato come quello delle creature mostruose o antropomorfe o umanoidi che popolano i territori più remoti e inesplorati della terra. È a un passo dal capolavoro perché scivola nella parte centrale, forse perché oggettivamente c’era ben poco da aggiungere, ma si riprende sorprendentemente sul finale in un piacevole crescendo di splatter e disgusting.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati