Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Travis (Robert De Niro) è un reduce di guerra che fatica ad adattarsi alla vita di tutti i giorni. Soffrendo d’insonnia, decide di impiegare le notti guidando un taxi, esperienza che lo metterà in contatto con l’umanità più disparata.
Taxi Driver è anzitutto un film sull’alienazione metropolitana: Travis vaga per le strade notturne di New York immerso in una bolla di pura solitudine. Quartieri bui, persone ostili, nulla sembra venire incontro al protagonista che si sente sempre più isolato, più escluso da tutto ciò che lo circonda. Travis, tuttavia, tenterà di evadere dalla sua condizione, invitando a uscire una bellissima sconosciuta di cui si è invaghito. Ma egli è sostanzialmente un deviato dalla mente confusa e bacata: quando porterà la donna a vedere un film pornografico si giocherà definitivamente la possibilità di rivederla.
Il taxista decide allora di passare dalla parte di vittima a quella di carnefice: solo comprando e poi usando delle armi da fuoco egli si sente per la prima volta potente e in grado di dominare il mondo che lo circonda e lo rifiuta con tanta ostinazione.
Scorsese mette in scena un dipinto ammaliante di una realtà americana che non concedere scampo ai disadattati. Realtà infingarda e paradossale: decidendo di salvare una giovane prostituita (la bravissima e giovanissima Jodie Foster) egli da malato e deviato passerà ad essere considerato una specie di eroe. Il regista americano - in combutta con lo sceneggiatore Paul Schrader - ha dato vita a uno dei suoi primi capolavori.
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