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The Goob

Regia di Guy Myhill vedi scheda film

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La recensione su The Goob

di maurizio73
6 stelle

Film di formazione sentimentale in bilico tra solidità del realismo sociale e imprevedibili sfumature psicologiche, l'opera prima del britannico Guy Myhill rientra a pieno titolo in una tradizione cinematografica europea che riesce ad imprimere una originale impronta autoriale nella narrazione di un angolo di mondo che il regista conosce benissimo.

Finita la scuola ed iniziata la stagione estiva, al sedicenne Goob tocca dare una mano nel fast food gestito dalla madre o sgobbare nei campi di barbabietole sotto le direttive di un patrigno dispotico e sottaniere. Incapace di dare una svolta alla propria vita ed opporsi ai soprusi del genitore adottivo, qualcosa sembra cambiare quando si innamora, ricambiato, di una giovane raccoglitrice stagionale che lo guarda con occhi diversi.

 

 

 

Film di formazione sentimentale in bilico tra solidità del realismo sociale e imprevedibili sfumature psicologiche, l'opera prima del britannico Guy Myhill rientra a pieno titolo in quella tradizione cinematografica europea che riesce ad imprimere una originale impronta autoriale nella narrazione di un angolo di mondo che il regista conosce benissimo, attraverso la storia esemplare di un giovane protagonista che vorrebbe a tutti i costi fuggirne. Se il disadattamento o la disfunzionalità familiare sembrano gli spunti programmatici di un meccanismo drammatico che ciascuno declina a proprio modo (L'estate di Davide - 1998), è l'ambientazione rurale sospesa tra le costrizioni arcaiche di una egemonia patriarcale senza via di scampo e gli irrefrenabili impulsi per l'affermazione della propria identità sociale e sentimentale che fanno di questo film, come di quello di Mazzacurati, ritratti di una sensibilità umana fuori dal comune; percorsi lungo le strade sterrate di una memoria personale in cui la sconfitta ha il sapore dolce e amaro delle occasioni perdute e delle speranze su cui non si può fare affidamento. Dalla corriera che accompagna il protagonista all'inizio del racconto alle distese di campi di una pianura senza confini, dagli scorazzamente in motorino alle prime schermaglie sessuali fino all'epilogo di un finale pieno di rabbia e disillusione questa contea rurale dell'East Englang assomiglia tantissimo a quella descritta dal regista veneto, se non fosse che Myhill sembra mutuare il registro da un cinema autoctono che punta più allo sviluppo delle psicologie che alle evoluzioni della trama, agitando un confronto culturale tutto giocato sui conflitti sessuali (il maschio alfa, la subordinazione femminile, le repressioni edipiche, l'ambiguità relazionale) e sulla loro impossibile ricomposizione. Attraversato da un senso di impotenza e di frustrazione che rimanda all'adolescente impacciato e perverso di Skolimowski (Deep End - 1970), il film di Myhill sembra alleggerire la pesantezza dello spaccato sociale con gli spunti bizzarri di una divertente colonna sonora techno-pop-country a tratti trascinante (Monofocus, Donna Summer, Moroder,Frank Wilson, The Elgins) e dalla freschezza di giovani attori di belle speranze alle loro prime esperienze cinematografiche: dall'allampanato Liam Walpole all'effeminato Oliver Kennedy fino alla conturbante Lolita della più navigata Marama Corlett. Prodotto sotto l'egida cooperativa della Creative England (una sorta di Sundance Institute britannico) con i contributi pubblici e privati di BFI e BBC, è stato selezionato per le Giornate degli Autori al Festival di Venezia 2015 ed al British Independent Film Awards 2014.

 

Alzati Giuseppe
troppo tempo hai perso gia’
alzati Giuseppe
verso la tua liberta’
alzati Giuseppe
mille secoli tu hai
alzati Giuseppe
se tu vuoi. . . tu volerai. . .

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