Regia di Steno vedi scheda film
Non fosse per il bianco e nero, i telefoni a muro, l'uso della Vespa e il poco traffico per le strade di Roma, potrebbe essere una storia dei giorni d'oggi. Probabilmente lo pensa chiunque veda (o riveda) questo classico della Commedia Italiana, in cui la satira su un particolare aspetto del costume italico è ulteriormente esaltato dalla bravura attoriale di due mostri sacri come Totò e Fabrizi.
Tanti film di quel periodo si guardano con nostalgia, ma percependoli come frammenti di un passato ormai trascorso, come quando si parla di matrimoni riparatori, divorzi più o meno all'italiana, autoritarismo genitoriale, diversità varie. Ma sul tema delle tasse la società italica è rimasta al 1959: si tratta di un balzello che fa preferire, piuttosto che versarlo, scegliere canali di spesa alternativi (magari parimenti costosi) per foraggiare corruzioni e altre amenità illegali del genere.
Niente di nuovo, anzi niente di vecchio: qualcosa di talmente connaturato a noi da apparire un "classico".
Steno ripropone l'antica battaglia fra guardie e ladri (peraltro già interpretata dagli stessi protagonisti qualche anno prima) solo che stavolta il ladro usa giacca e cravatta e soprattutto non condividerebbe una definizione simile rivolta a se stesso.
Ci vuole lo spirito democristiano dell'epoca e un moralismo pedagogico da cui gli Autori non potevano esimersi, pena pesanti censure, per ridefinire con maggiore precisione diritti e doveri dei cittadini, magari anche con l'aiuto del Parroco e di S.Agostino.
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