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Dio esiste e vive a Bruxelles

Regia di Jaco Van Dormael vedi scheda film

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La recensione su Dio esiste e vive a Bruxelles

di Mulligan71
8 stelle

Arriva ancora una volta dal Belgio, il film più originale della stagione cinematografica. Van Dormael ha fatto pochi film, in quasi 25 anni di carriera, ma tutti piuttosto riusciti, e questo "Dio Esiste.." è, a tratti, eccezionale. L'idea è bislacca ma quantomai originale, ovvero rinchiudere Dio nel'alto di un grattacielo in quel di Bruxelles, con tanto di moglie e figlia, dipingerlo come un personaggio disgustoso e alcolizzato e far sì che si diverta, davanti a un computer, nel rendere disgustose anche le nostre povere vite. Anche Dio, quindi, nella visione di Van Dormael, è un sedentario amante della virtualità, attraverso la quale, senza uscire dal suo Paradiso grigio e monotono, gioca e dirige la vita e, specialmente, la morte, con cinica cattiveria. In tutto questo, la figlia, gli mette il bastone fra l'aureola, avvisando l'umanità, tramite sms, della sua data di scadenza: ognuno, da ora in poi, saprà con certezza l'ora esatta della sua dipartita, con tutte le conseguenze del caso. Sulla surrealtà dell'incipit, delizioso, s'innesca quindi un altro vortice di ulteriori stramberie: la figlia arriva a Bruxelles tramite un cestello di una lavatrice a gettoni, Dio la segue, nel tentativo di riportarsela a casa, e una piccola serie di cittadini si fanno discepoli di un "nuovo nuovo Testamento". Insomma, di carne al fuoco ce n'è parecchia, anche troppa, le frecce tirate dal regista belga sono tante, alcune vanno a bersaglio meravigliosamente, altre si perdono inesorabilmente, ma, qui sta il miracolo, il film non sbanda troppo e centrifuga i registri con sapienza e tocchi di genialità sparsi. E' una specie di "Amelie" con molto meno zucchero e girato con il sacro fuoco dell'invenzione, come un Terry Gilliam in "Brazil". E' una riflessione anarchica e atea sulla vita e sul suo significato profondo, dove il tema religioso si perde senza cadere nella blasfemìa, e Van Dormael c'invita a riconsiderare davvero le nostre priorità e la qualità del tempo che utilizziamo, perché non è eterno. Ce lo dice con grazia, da non confondersi con il mieloso, e con una leggerezza strepitose, strappa più di una risata e mi fa chiudere due occhi sul finale, che ho trovato piuttosto appiccicoso, invece. Ma non importa, di film così, in un anno, se ne vedono gran pochi o nessuno. Questo doveva occupare 800 sale, non Star Wars. Andatelo a vedere, vi farà bene. Uno dei film dell'anno.

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