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Inside Out

Regia di Pete Docter vedi scheda film

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Tato88

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La recensione su Inside Out

di Tato88
7 stelle

Il nuovo film Pixar di Pete Docter conferma inequivocabilmente tutte quelle propensioni narrative e visionarie (nel bene e nel male, nella loro originalità e nella loro limitatezza) che già avevamo potuto cogliere nel suo lavoro precedente "Up".

Mettiamo in chiaro le cose, "Inside-out" è un bellissimo film, e sarebbe veramente da mostri senza cuore non riuscire ad apprezzarlo. Col filtro degli occhi di un bambino, la pellicola è una parata di colori e fantasia che sprizza entusiasmo da tutti i pori e la storia raccontata rientra nella più classica delle tradizioni Disney, trattando il valore della famiglia, dell'amicizia, il coraggio di diventare grandi e soprattutto di come tutti questi elementi della vita siano inevitabilmente influenzati dalla "qualità" dei ricordi. Questa è senza ombra di dubbio la peculiarità più convincente del film di Docter, ovvero l'idea originale che sta alla base della storia: raccontare il passaggio di una bambina dall'infanzia idealizzata all'età della ragione dal punto di vista delle emozioni (personificate) addette alla gestione delle reazioni della bambina e soprattutto alla classificazione dei ricordi. Lo spettatore è portato a mantenere una visione "attiva" per tutta la durata del film in quanto deve continuamente tenere presente la corrispondenza diretta che intercorre tra i fantasiosi meccanismi che regolano la mente della piccola protagonista e il loro equivalente nella vita fuori dalla sua testa.

Dove il film voglia andare a parare, si fa presto a indovinarlo: la personalità di un essere umano non può (e non deve) essere composta da una sola emozione, anche se dovesse trattarsi della gioia stessa. La conseguenza meno auspicabile potrebbe proprio essere una sorta di terapia d'urto che vedrebbe improvvisamente esiliato tale sentimento dalla "plancia di comando". Forte di questa idea, "Inside-out" si sviluppa (pochino) alternando le disavventure di Gioia che si ritrova per la prima volta al di fuori del quartier generale e costretta ad attraversare i vari luoghi della mente (il subconscio, il regno della fantasia, l'oblio, il treno dei pensieri...) e gli effetti che le sue azioni provocano nella vita della ragazza. Quindi, se da un lato il film ha una sceneggiatura che commuove al pari del prologo di “Up” e che si merita l’Oscar che sicuramente arriverà come ormai è consuetudine per tutti i prodotti Pixar (quasi), dal punto di vista visivo appare invece molto deludente. Il look generale della pellicola è semplice e minimalista, nonché graficamente assai povero. Il concept dei personaggi lascia un po’ a desiderare (in particolare quello della protagonista Gioia), e pure le ambientazioni risultano davvero prive di genio, con moduli elementari che si ripetono all’infinito in un universo mentale parecchio circoscritto. Persino le brevi sequenze puramente visive che saltuariamente fungono da interludio rapsodico (su tutte, quella dell’attraversamento del caveau delle idee astratte) risultano poco brillanti nella loro realizzazione.

Che il 3D sia buono purtroppo lo posso solo intuire perché a Cannes ci siamo dovuti accontentare della versione bidimensionale, ma la regia sembra aver tenuto conto delle possibilità attrazionali della stereoscopia.

In generale “Inside-Out” non segna una tappa irrinunciabile della filmografia della Pixar, ma non mancherà nemmeno di farvi trascorre un’oretta e mezza davvero piacevole (soprattutto per lo humor, davvero fortissimo!). Inoltre, il film sembra avere tutte le carte in regola (piazzando palesemente dei solidi binari) per lanciare un nuovo franchise.

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