Regia di Peter Weir vedi scheda film
Potete chiamarmi professor Keating o, se volete osare qualcosa di più, "O Capitano, mio Capitano"!
In un elitario college del New England, nell’autunno del 1959, arriva un nuovo insegnante di letteratura (nonché ex-studente di quello stesso college), che adotta metodi pedagogici assolutamente inediti per quei tempi e per l’istituto: pur con gesti a volte plateali egli infonde negli studenti l’amore per la vera Poesia e, soprattutto, una grande fiducia nei loro mezzi intellettuali…
La meravigliosa storia del prof. Keating e la sua ferma convinzione che la Poesia possa cambiare il mondo ci commuove ogni volta che la (ri)vediamo.
"Carpe diem": cogli l'attimo. Sapete perché? perché siamo cibo per i vermi...
L'idea che un insegnante tratti i suoi alunni non come delle menti da indottrinare, bensì considerandoli dei meravigliosi bozzoli da cui far emergere la miglior farfalla possibile è sorprendentemente stimolante.
Il film oltre ad avermi riproposto il dolore per la perdita del compianto Robin Williams, mi ha anche permesso di riflettere su quegli episodi di cronaca nera di questo agosto 2015 che hanno avuto per protagonisti diversi adolescenti scomparsi tragicamente.
Mi hanno colpito le varie storie di ognuno, ma soprattutto quella della ragazza siciliana che - al netto delle esagerazioni giornalistiche - si nutriva per così dire di cupezza e di desiderio di morte.
E ho pensato che oggi molti mass-media, con pregiudizi simili a quelli che si avevano negli anni '50, calcano la mano solo sul disagio dell'adolescenza e ne trasmettono l'esperienza soprattutto in termini negativi, nel senso di di una fase della vita triste, depressa, spesso associata a trasgressione esagerata, senza invece provare a vedere gli aspetti propositivi, di cambiamento e di crescita che in essa sono contenuti.
E allora ripensare/rivedere il prof. Keating che credeva nella bellezza interiore dei suoi ragazzi (ognuno contribuisce all'immane massa della vita anche con un solo verso), che utilizza con loro un approccio empatico piuttosto che direttivo o conformante e sembra convinto che l'adolescenza non sia solo una malattia da far passare il prima possibile, ma una fase della vita fondamentale per l'adulto che saremo poi in seguito, contribuisce a riscoprire le cose buone che ci sono non solo in ognuno di noi e specialmente nei "nostri" ragazzi (i nostri figli), che non sono delle nostre banali emanazioni, ma individui con le loro proprie passioni e obiettivi.
PS: un altro grande film di Peter Weir, che tra l'altro decise di girare il film in ordine cronologico, per rendere al meglio il crescente legame tra gli studenti e il professore.
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