Espandi menu
cerca
Suzanne Simonin, la religiosa

Regia di Jacques Rivette vedi scheda film

Recensioni

L'autore

steno79

steno79

Iscritto dal 7 gennaio 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci 239
  • Post 22
  • Recensioni 1663
  • Playlist 106
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Suzanne Simonin, la religiosa

di steno79
8 stelle

Tratto da un romanzo di Diderot che, per la singolarità della sua denuncia, è molto affine a quanto ci narrò Manzoni nei "Promessi sposi" con la storia della monaca di Monza, "La Religieuse è il secondo lungometraggio per il cinema dell'ex critico Jacques Rivette. E' la storia, ambientata nel'700, di Suzanne Simonin, una ragazza di famiglia borghese che viene costretta a prendere i voti contro la sua stessa volontà, dopo aver appreso di essere figlia illegittima. Suzanne rifiuta una prima volta di prendere il velo, ma la famiglia la costringe a rientrare in convento con metodi coercitivi e, infine, compie il noviziato nel convento di Longchamp, dove ha come superiora Madame de Moni, una suora molto devota che la prende in simpatia e l'aiuta a sopportare la sua condizione. Dopo la sua morte, però, la superiora che le succede prende in odio Suzanne, che è vittima di ogni tipo di angherie da parte delle consorelle, che si aggravano quando la ragazza ottiene la possibilità di rifiutare i voti. Tuttavia, la richiesta di scioglimento non viene accolta e le viene proposto di trasferirsi in un altro convento, Saint-Eutrope, dove viene accolta con affetto da tutta la comunità religiosa e in particolare dalla superiora, Madame de Chelles, che nutre per lei un amore eccessivo. Confidatasi col suo confessore, Suzanne si allontana dalla superiora, il cui comportamento sfocia nella pazzia. Infine, Suzanne fugge dal convento e si rifugia a Parigi, dove, per evitare la polizia, finisce in una casa di tolleranza. Il finale del film, comunque, è diverso da quello del romanzo di Diderot.
E' un'opera controversa, che fece scandalo quando fu presentata al festival di Cannes nel maggio del 1966 e non ottenne il visto di censura per l'uscita nelle sale, venendo sbloccata soltanto nel luglio del '67, dopo un intervento personale di Godard che scrisse una lettera al ministro della Cultura Malraux, pubblicata su "Le Nouvel Observateur". Nonostante la trama romanzesca, Rivette ha scelto un approccio austero, giustamente definito "giansenista" da una parte della critica: si tratta, comunque, di uno dei suoi film più narrativi e meno sperimentali. L'attacco agli abusi perpetrati contro la libertà di coscienza è ancora di notevole risonanza, compiuto in maniera lucida e senza sensazionalismi (da questo punto di vista, La Religieuse mi sembra migliore rispetto ad un film per certi versi analogo nella sua denuncia come Magdalene di Peter Mullan, che risultava però più "effettistico" e manicheo). Certo, vedere delle monache e dei rappresentanti della Chiesa comportarsi in maniera insensibile e a tratti crudele verso la sfortunata protagonista dava fastidio ancora a molte persone nel 1966, ma l'integrità artistica del film non ne risente. L'unico parziale difetto dell'opera è che il ritmo narrativo non è sempre dosato perfettamente e vi sono alcune sequenze che lo rallentano un pò, ma per il resto è certamente un film riuscito, di grande eleganza nella composizione plastica dell'immagine a cui contribuiscono le ambientazioni conventuali, ottimamente servito dal cast in cui spicca naturalmente la protagonista Anna Karina, venticinquenne all'epoca delle riprese. Insieme alla Nanà di Vivre sa vie, questo è forse il suo più bel personaggio e la sua migliore interpretazione: riesce perfettamente a trasmettere la tristezza del personaggio, il suo senso di dignità di fronte all'ingiustizia, la gravità delle prove che deve affrontare. E' una recitazione che richiede un approfondimento psicologico del personaggio, e che si ricollega sia alla protagonista di Questa è la mia vita di Godard, sia a certe eroine Dreyeriane (anche qui si tratta di un martirio perpetrato in un mondo dominato da forti pregiudizi contro le donne, un pò come nella Passione di Giovanna d'Arco e in Dies Irae). Il finale tragico accentua il valore "femminista" della storia e il pessimismo di Rivette.
voto 8/10

Su Jacques Rivette

uno dei suoi film più narrativi e meno sperimentali, ma anche uno dei migliori

Su Anna Karina

Straordinaria nel rendere la complessità del personaggio e la sua innata tragicità, è una prova da manuale

Su Liselotte Pulver

interpreta la malvagia Madame de Chelles, e spesso riesce a risultare terrificante: ottima prova

Su Francisco Rabal

Ruolo secondario nella parte del confessore di Susanne, anche lui costretto a prendere i voti contro la sua volontà

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati