Regia di Dario Argento vedi scheda film
L'horror è il genere cinematografico che più soffre il passare degli anni: sia le tecniche per raggiungere lo scopo orrorifico che l'abitudine del pubblico allo spettacolo granguignolesco si sono sviluppate esponenzialmente col passare delle generazioni. Ciò rende estremamente complesso recensire un film come Suspiria, nel 2018, per una persona nata al crepuscolo del XX secolo ed equipaggiata di una sensibilità figlia di un genere ormai stravolto.
Così, se giudicare l'opera di Dario Argento dalla sua capacità di incutere inquietudine o spavento sarebbe, al giorno d'oggi, un'operazione priva di senso, bisogna comunque dare merito al film che due o tre brividi è ancora in grado di incuterli, nonostante i suoi quarant'anni. Ma se Suspiria è tuttora un film interessante lo è per l'atipico uso che il regista fa delle musiche, efficacemente destabilizzanti; per la fotografia viva e contrastata, debitrice dell'espressionismo tedesco, che contribuisce a costruire l'atmosfera rarefatta e surreale del tutto, distruggendo la mimesis e, infine, permettendo all'autore di entrare in una dimensione irreale, favolistica e deviante.
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