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Suspiria

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su Suspiria

di Antisistema
8 stelle

La sceneggiatura per Dario Argento non è mai stato il suo cavallo di battaglia, Suspiria non fà eccezione; anzi, amplifica ancor di più la sensazione che per il regista conti più un semplice canovaccio da utilizzare come base di partenza per costruire immagini allucinate, invece di una solida storia dagli intrecci e sviluppi narrativi privi di incongruenze, che finirebbero per limitare fortemente il suo stile. Probabilmente non è un metodo sicuro di girare dei film narrativi, a patto però che si compensi con altro, e Dario Argento in questa fase della sua carriera ha non solo i mezzi, ma anche tanta originalità ed inventiva nella messa in scena da sopperire in gran parte alle carenze del copione. 

Se da Suspiria cercate quindi un intreccio solido, virate su altro, perchè tutti i cronici difetti del cinema Argentiano qua sono spinti all'eccesso ed il soggetto alla base è veramente elementare; Susy Benner (Jessica. Harper), è una studentessa di danza americana che si iscrive alla prestigiosa accademia di danza di Friburgo per perfezionare i suoi studi e durante il suo soggiorno, avrà a che fare con degli strani avvenimenti legati a questo luogo. 

Il soggetto è veramente stringato ai minimi termini e la narrazione risulta sconnessa nell'intercedere degli avvenimenti (come sembrano anticipare le parole incomprensibili e prive di senso che Pat, studentessa di danza della scuola, pronuncia prima di scappare via quando giunge Susy); quindi il regista punta molto sulla visionaria messa in scena per conferire spessore alla propria opera. 

Il viaggio che lo spettatore compie con Susy è metafisico, poichè sin dall'arrivo in taxi sembra che stiamo andando in un'altra dimensione non legata al mondo reale, ma come se ci si ritrovasse in una sorta di fiaba gotica tardo ottocentesca, dove l'irrazionalità derivata dalle figure del male trova sfogo. 

 

Jessica Harper

Suspiria (1977): Jessica Harper

 

Ancora più che in Profondo Rosso, Dario Argento riesce ad unire un male metafisico, con un orrore molto fisico, che fà uso di abbondanti fuoriuscite di sangue e della devastazione sino alla sevizia gratuita del corpo umano delle vittime, come nella prima sequenza di omicidio, dove addirittura il killer dopo che ha squartato il petto della propria vittima, pugnala il cuore ancora battente. La logica và lasciata da parte; non siamo nel mondo reale, ma come detto in precedenza, in una fiaba gotica, dove anche la scuola di danza, lungi dall'avere le normali caratteristiche da edificio horror, risulta essere un posto per certi versi "attraente", seppur barocco questo è vero, ma alla fine apparentemente più che accogliente. 

Le scenografie palesemente costruite ed artificiose, rimandano volutamente all'espressionismo tedesco, accentuando l'atmosfera straniante ed irrazionale nella messa in scena, così che si badi poco all'irrazionalità delle azioni dei personaggi che sembrano in effetti far di tutto per cercare la morte più che evitarla. Ma la scuola di danza con quei suoi corridoi oscuri e le porte dalle maniglie alte, esercita una forte attrazione sulla curiosità di Susy, che sembra essere uan novella Alice che si addentra nei meandri sempre più bui della stanza del bianconiglio, per affrontare una minaccia che non ha nulla a che fare con la realtà di questo mondo. 

Di grande aiuto, è la notevole fotografia di Tovoli, che fà uso di varie tonalità di colori; rosso (i corridoi dell'accademia di danza; simbolo della violenza efferata), blu (che conferisce rilassatezza e tranquillità dall'orrore), verde acceso (la contaminazione malsana e maleodorante del male) e giallo ocra (il terrore di chi si ritrova a percepire il male irrazionale); che inquietano e conferiscono una notevole carica di angoscia che si combina con le scenografie gotiche del film. 

Di notevole impatto, sono anche le sequenze di omicidio che sono si irrealistiche e forse eccessivamente morbose, ma sono girate con notevole perizia tecnica e grande crudeltà, come il secondo omicidio ambientato in una piazza cittadina, dove Argento alterna primi piani con inquadrature dal basso, soggettive dalle colonne e campi lunghi dall'alto degli edifici; lo spazio della piazza è ampio, ma in realtà il buio nero delle zone non illuminate dalle luci (che non danno comunque sensazione di sicurezza), finisce con il renderlo un luogo chiuso e la sensazione di terrore è accentuata dall'irrealtà di una piazza totalmente vuota (se non con la presenza della nostra vittima predestinata). 

Suspria è una pellicola volutamente barocca e volutamente eccessiva; ma di questi difetti in gran parte ne riesce a fare una virtù, per via di uno stile che supporta il film. Anche il tanto criticato finale che trova molti detrattori, l'ho trovato in questo caso azzeccato (molto più della chiusura di Profondo Rosso), perchè azzecca pienamente la netta cesura delle conclusioni delle fiabe gotiche. 

All'epoca capito molto più all'estero che da noi, con il tempo mi sembra di capire che è divenuto il migliro film del regista e in tutta sincerità pur avendone visti solo 3 di suoi film, lo considero un passo ulteriore in avanti rispetto a Profondo Rosso, anche se è una pellicola che pur avendo un fascino europeo tutto suo, non ha mai una messa in scena così evoluta che lo porti a trascendere il proprio tempo e farsi capolavoro, ritrovandoci anche qui innanzi ad un ottimo film. 

 

scena

Suspiria (1977): scena

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