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Suspiria

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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George Smiley

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La recensione su Suspiria

di George Smiley
10 stelle

"Le streghe fanno il male. Nient'altro al di fuori di quello. Conoscono e praticano segreti occulti che danno il potere di agire sulla realtà e sulle persone. Ma solo in senso maligno. Il loro scopo è ottenere vantaggi materiali e personali ma possono raggiungerli esclusivamente con il male degli altri. Con la malattia, con la sofferenza, il dolore e non di rado con la morte di coloro che prendono di mira per una qualsiasi ragione... Si può benissimo ridere di tutte queste cose, anche della magia. Comunque sappia che la magia è «quoddam ubique, quoddam semper, quoddam ab omnibus creditum est». Che significa: «la magia è quella cosa che ovunque, sempre e da tutti è creduta»." (Professor Milius)

Suspiria, sesto lungometraggio diretto da Dario Argento, è il primo del filone horror del regista romano e segna il punto di non ritorno del suo cinema, dopo la definitiva consacrazione con il celebre thriller Profondo Rosso. Con la storia della studentessa americana di danza classica, Susy Benner, giunta da New York a Friburgo per iniziare le lezioni nella prestigiosa Accademia di danza del luogo, Argento svolta verso un cinema onirico, terrificante e fiabesco, abbandonando la perfetta costruzione logica e narrativa dei suoi primi film a vantaggio di atmosfere sempre più inquietanti ed esoteriche, tese a trascinarci in un incubo la cui unica via d'uscita è una truculenta morte. Là dove in Profondo Rosso erano la malattia mentale e i traumi infantili le cause scatenanti della violenza e dell'omicidio, a partire da qui e nei successivi horror del maestro del brivido, saranno l'irrazionalità e il male assoluto e fine a sè stesso a fare da padroni, dei ex machina di uno dei film horror migliori di sempre, altro gioiello della filmografia argentiana invidiatoci da tutto il mondo. Non è casuale la scelta di ambientare il primo capitolo della trilogia delle tre madri in Germania, nel bel mezzo della Foresta Nera, teatro di leggende mistiche e fantasiose, che ci riportano alla mente le fiabe dei fratelli Grimm. L'Accademia di danza si rivelerà infatti la dimora di Helena Markos, alias Mater Suspiriorum, la più anziana delle tre, non prima di essere stata luogo di atroci delitti e inquietanti avvenimenti. Grazie a una fotografia espressionista e tendente ad un inquietante rosso soffuso, alla commistione di scenografie gotiche, barocche e rococò che contribuiscono a creare un'atmosfera fiabesca, ad un comparto sonoro eccezionale nel far percepire allo spettatore demoniache presenze e sinistri rumori e all'ennesima incommensurabile colonna sonora dei Goblin (anche questa di imperitura fama), Dario Argento si conferma regista visionario e abile creatore di atmosfere come pochi prima e dopo di lui sono stati, merito di un talento registico fuori dal comune che anche qui ci delizia con inarrivabili virtuosismi (uno su tutti, la carrellata della macchina da presa che spia dall'alto Susy e Sarah mentre fanno il bagno in piscina, in una delle scene più efficaci di tutto il film). Ma ancora più notevole è il fatto che, a differenza di altri film del regista, sceneggiatura e interpretazioni sono inappuntabili e arrivano all'apice nel monologo da me citato ad inizio recensione (e recitato da Rudolf Schündler). La scelta di affidare la parte della protagonista alla giovane e innocente Jessica Harper è azzeccata e dà quel tocco in più che rende Suspiria una vera e propria favola horror, condita dagli ancora una volta ottimi effetti speciali di Germano Natali e dallo stille grandguignolesco di Argento, che qui ci regala scene splatter dal gusto macabro ma artistico allo stesso tempo, come la terribile ma eccezionale sequenza della prima morte. Il male si cela dietro alle pareti della scuola di danza, ma anche dentro ai propri abitanti, assuefatti al clima spettrale e ai soprusi di cui sono testimoni e insensibili alla violenza che viene perpetrata ai danni di chi guarda oltre lo specchio e scorge il vero volto del male e le sue numerose concubine. Con questo stratagemma si è riusciti a creare un universo a sè stante in cui sono la magia, le ombre e gli spiriti a regnare, i quali non disdegnano di uscire dal proprio guscio per scatenarsi nel mondo reale e tendere le loro gelide mani per ghermirlo. In fondo, come verrà detto nel successivo Inferno, le dimore delle tre madri non sono altro che occhi attraverso i quali esse tutto vedono e tutto governano, per mezzo dei tormenti, delle sofferenze e della morte.

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