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Batman v Superman: Dawn of Justice

Regia di Zack Snyder vedi scheda film

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La recensione su Batman v Superman: Dawn of Justice

di supadany
4 stelle

Batman v Superman: Dawn of justice segna l’esordio in pompa magna del Dc Extended Universe. Rispetto alla concorrenza – Marvel – si parte avvantaggiati: gli headlinear sono due eroi che il cinema ha già spremuto e portato alle cronache globali, recentemente grazie a Christopher Nolan (la trilogia de Il Cavaliere Oscuro), qui presente come produttore esecutivo, e allo stesso Zack Snyder che con L’uomo d’acciaio aveva aperto i giochi e tracciato la via maestra (il successo).

In questa circostanza, l’opportunità di fare il botto torna indietro come un maledetto boomerang, essendo il film in oggetto estremamente ambizioso, per giunta senza far nulla per non darlo a vedere, e nettamente inferiore ai suoi recenti (illustri) predecessori.

Mentre il governo mette alla gogna Superman (Henry Cavill), anche Batman (Ben Affleck) è convito che sia un problema. Nel frattempo, Lex Luthor (Jesse Eisenberg) sta progettando un nuovo terribile piano di conquista.

I due storici supereroi dovranno fare i conti tra di loro, ma anche pensare a una nuova minaccia, mentre Wonder Woman (Gal Gadot) guarda tutto da vicino ed è pronta a intervenire.

 

Henry Cavill, Ben Affleck

Batman v Superman: Dawn of Justice (2016): Henry Cavill, Ben Affleck

 

L’incontro tra Batman e Superman faceva tremare i polsi. Il pensiero scorre veloce, riavvolge il nastro del tempo, passando da Richard Donner a Tim Burton, transitando per i volti di Christopher Reeve e Michael Keaton, per arrivare a questa riproposizione incorporata, scritta con grossolana superficialità estrema da David S. Goyer e Chris Terrio.

Il film diretto da Zack Snyder ha le sue fasi di spettacolarità ma è, prima di ogni altra cosa, bolso e rallentato, non solo per colpa di rallenty superflui. Prima di tutto, lo è in linea con i suoi interpreti principali, Ben Affleck e Henry Cavill (non so, ve la butto lì, metteteli al posto di Al Pacino e Robert De Niro in Heat. La sfida di Michael Mann e vedete cosa ne esce fuori… almeno immaginatevelo), protagonisti privi di una qualsiasi forma di carisma.

Insomma, con due stoccafissi del genere è difficile coltivare grandi speranze, ma poi il regista ci mette tutto il suo peso di arroganza, esordendo con un’enfasi fuori posto, per poi perdersi fin da subito, appoggiandosi alla parte peggiore de L’uomo d’acciaio, che lo spinge a manifestare un’ampollosità mal riposta.

In più, passando alla sostanza, c’è troppa carne al fuoco, troppi personaggi secondari cui rendere conto (ad esempio, Wallace Keefe, interpretato da Scott McNairy) e troppi punti di vista che non tornano utili, risultando controproducenti, adeguati solo a frammentare, una volta di più, il racconto.

Ciò detto, anche volendo pazientare, ci vuole un karma spropositato, perché fino all’apparizione, ma in azione - mi raccomando -, di Wonder woman, non c’è niente che valga la pena di essere salvato, addirittura anche il Lex Luthor di Jesse Eisenberg affonda, non potendo avvalersi della sua potenziale dose di pazzia, in quanto la scrittura non coglie alcun sarcasmo dalla sua figura, ma solo l’efferata cattiveria.

Così facendo, effettivamente, Batman v Superman finisce con l’essere una produzione di rara inettitudine, che resetta le opportunità facendosi del male da sola, scegliendo uno scenario lugubre e serioso che, al contrario del colorato universo Marvel, necessiterebbe di quella coerenza che Christopher Nolan aveva profuso e che questa versione ha completamente rimosso, partendo da un montaggio difficoltoso, obbligato a proporre un cinema formato spezzatino.

 

Henry Cavill, Gal Gadot, Ben Affleck

Batman v Superman: Dawn of Justice (2016): Henry Cavill, Gal Gadot, Ben Affleck

 

Inoltre, volendo - dovendo per forza di cose - infierire, il muscolare Batman di Ben Affleck è uno stacco troppo brusco rispetto alla recente versione offerta da Christian Bale, e il suo conflitto con Superman è risolto con una sufficienza degna di una denuncia penale, mentre Amy Adams prova a illuminare la scena, rischiando di essere un corpo estraneo, e Gal Gadot assume la forma di una bonus track musicale: fenomenale, riscalda gli animi, anche per il sound che accompagna la sua entrata in azione, ma arriva troppo tardi (rimane comunque figherrima).

Cosa rimane quindi di questa produzione mostruosa? Un pugno di mosche in mano, qualche dollaro in cassa (ma la Warner si aspettava il doppio dagli incassi) e un gran baccano. Un gran disastro, se la memoria ha la forza di guardarsi indietro, un po’ di accondiscendenza, se si guarda, e apprezza, il frastuono proposto, che con il mostro simil Hulk trova qualche forma riuscita (anche se il volo nello spazio fa tornare alla mente il primo denigrato Hulk di Ang Lee).

Decisamente povero, in zona imbarazzo totale quando si sforza – e lo fa fin troppo di sovente - di essere serio.

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