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Il racconto dei racconti

Regia di Matteo Garrone vedi scheda film

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La recensione su Il racconto dei racconti

di mc 5
10 stelle

Il prossimo di Sorrentino (già da oggi nelle sale) forse (e dico forse, augurandomelo) riuscirò a commentarlo, ma con questo sarà dura. Perchè il carico di fascinazione di questo film è troppa roba rispetto a ciò che la mia anima di appassionato può reggere. Uno Spettacolo Immenso, questo è. L'opera mi ha letteralmente rapito tanto che l'ho "visitata" tre volte e ho ancora nella mente la colonna sonora sublime del Maestro Alexandre Desplat, capolavoro nel capolavoro. Una fiaba nera? anche, sì, ma troppo limitativo come concetto. Forse piuttosto il racconto della comédie humaine attraverso i simboli di una Favola Eccelsa e raffinatissima. Il film mi ha inebriato, senza scampo. Senz'altro l'Opera di un Maestro di Cinema. Prima di tutto complimenti a Garrone per il suo enorme coraggio, quello di essersi voluto cimentare in un campo (quello della Favola Antica) che MAI gli italiani contemporanei affrontano. Segno delle sue ambizioni elevate, ambizioni che implicano una Sfida. Stravinta. Contro il provincialismo degli autori italiani. innanzitutto. E questo dopo (col film precedente) aver portato la sua eccellenza in tutt'altra direzione. Il cinema lo si fa così, portando in dote Poesia, Sguardo Visionario, Sentimento di Dolore, Voglia di Volare Alto. In svariate interviste Garrone ha puntualizzato che per questo progetto nessun "soldo" italiano è stato investito. Riflettiamo su questo. Riflettiamo su un cinema i cui produttori ormai sono schifosamente legati solo ad un'idea di comicità repellente mascherata da "storielle italiane buone e simpatiche". Il cinema di Garrone va nella direzione opposta. E' un cinema di caratura internazionale perchè è pensato da chi il Cinema lo ama sul serio e poi trova (per fortuna) chi ci crede e lo finanzia. E se penso a quella coppia che ieri sera avevo a fianco uscendo dalla sala mi sento fiero del mio snobismo (uso questo termine in senso ironico-grottesco): due facce da paraculi (marito e moglie) che non voglio qui descrivere, entrambi con l'aria furbetta da turisti borghesotti in vacanza, con lei che gli fa. "è proprio roba da francesi, un film di merda". Ecco io a questa qua avrei voluto replicare ma non era il caso, forse sarebbe finita male, chissà. Ecco, questa è l'IGNORANZA CIALTRONA del tipico italiota che prima si riconosceva in Berlusconi e adesso in Renzi. Che si fottano, costoro. Ciò che nel film rapisce fin dalla prima inquadratura è questo sapersi calare in un altro mondo, nel RACCONTARE gli uomini (ma soprattutto le DONNE), spesso accarezzando il grottesco, in una sorta di narrazione del dolore, tra dannazione e speranza. Il tutto con immenso stile, nel RACCONTARE favole popolari intrise di intima sofferenza, che evidenziano la debolezza degli uomini, fatalmente sopraffatta dall'egoismo, dall'edonismo, dalla grettezza. Le favole evocano sempre un lieto fine. Qua (a parte che mai e poi mai incorrerei nelo spoiller) non saprei come definirlo, perchè forse una fine definitiva e definita non esiste. Perchè le fiabe sono eterne, come i sentimenti degli uomini. E poi c'è la Passione, che spesso vince la Carne ed il Cuore. E che quando è incontrollata e dilaga può aprirsi al Male. Può accadere ad una regina che desidera con ogni forza (e ad ogni costo!) la Maternità. Puo' accadere ad un re che è talmente succube del desiderio del corpo femminile da rasentare la follia. E può accadere ad un re che non sa capire la propria giovane figlia perso com'è dietro strani istinti "animali". Si tratta di tre vicende parallele e che non s'incontrano mai, se non per un secondo nella sequenza finale. Inquadrature fantastiche, scenografie sublimi, costumi bellissimi, fotografia preziosa. Un cinema alto, molto alto. che può contare su una schiera d'attori uno più bravo dell'altro. Salma Hayek meravigliosa ed intensa. Vincent Cassel perfettamente in parte. Toby Jones mai visto così efficace. John C.Reilly che imprime al film la sua "zampata" benchè il suo ruolo sia assai ristretto. Ma per quanto mi riguarda la rivelazione del film è la splendida Bebe Cave (capelli biondi di adolescente, occhioni grandi in cui ci si perde, insomma una femmina da sogno, pur nella sua personalità semplice ed elementare) nel ruolo di una principessa cui il destino ha riservato prove durissime e la cui anima violata e ferita è forse ciò che più resta impressa nello spettatore. In definitiva, un film che si propone come Narrazione del Potere, attraverso le vicende di tre sovrani, ma questo Potere si capovolgerà loro contro, rivelando quanto siano molto più determinanti la volontà e la personalità forte delle tre donne che essi hanno accanto. Dunque: da film sul potere degli uomini a scoperta del potere delle donne.
"Mi piaccion le fiabe, raccontane altre".

PS: solo un'aggiunta che sarà brevissima, due soli nomi: Fellini e Pasolini, che aleggiano entrambi in qualche modo sul film, anche se poi Garrone stesso ha citato anche Mario Bava.

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