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Latin Lover

Regia di Cristina Comencini vedi scheda film

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La recensione su Latin Lover

di mc 5
6 stelle

Che dire di un film per certi versi deludente ma che percepisci che "era" potenzialmente un bel film e che comunque ti appare sincero e onesto? Ecco, si può dire quello che ho appena enunciato. Della Comencini so molto poco, credo di non averne mai visto un film, ma tutti mi assicurano essere regista sincera, apppassionata e credibile (oltre che bella donna a giudicare dalle immagini in rete). Il trailer mi (ci) insegue da mesi, inesorabile, con la scena madre di quella spagnola che -fuori di testa- grida la famosa frase "Ma come hai potuto? Tu sei la mia SORELAAAAA!!!". Il film avrebbe potuto anche essere interessante, con questa messa a fuoco (in chiave di evocazione ed omaggio) della grande stagione del cinema italiano degli anni 60/70, se non fosse per un paio di problemi di impostazione di sceneggiatura/regìa (entrambe accreditate alla signora Comencini). Vale a dire -parliamoci chiaro- che il tutto è eccessivamente autoreferenziale ed autocompiaciuto, sicchè si vorrebbe che tutto 'sto incrocio di parentele e di vicende personali tra i vari personaggi appassionasse gli spettatori come appassiona i personaggi stessi. Ma non è così, perchè questo groviglio inestricabile di vite e di esperienze alla fine sfianca il pubblico che forse (a me lo confesso è capitato) fatica a tenere detti legami sotto controllo, tali e tante sono le scappatelle in primis di Saverio Crispo e poi delle sue mogli e delle sue figlie. Alla fine non ci si raccapezza quasi più, troppa la carne al fuoco. E allora una vicenda che parte da basi concrete (la celebrazione di un mito del cinema nazionale) finisce col perdere verosimiglianza e credibilità, inseguendo improbabili colpi di scena piuttosto ridicoli quanto posticci. Tipo un finale discutibile inutilmente tirato per le lunghe. Non è un caso se il film sta deludendo le attese anche a livello di incassi: a chi può rivolgersi un simile prodotto? ai giovani manco a parlarne. Guardandomi intorno in sala, ho individuato un gruppo di signore un pò sull'anziano che commentavano tutto (e in questo senso erano anche moleste e mi hanno indotto a cambiare posto sin dall'inizio, tanto quelle nessuno osava tacitarle). Ecco dunque il pubblico d'eccellenza, quello di un cinema che un mio amico è solito definire "per signore con borsetta" (termine a mio parere azzeccatissimo). Il film, tengo a dirlo, non è affatto da buttare. Mi è piaciuto il modo in cui è stato delineato il personaggio di Crispo, questo divo del Gran Cinema Italiano, la cui carriera è ricostruita attraverso finti filmati d'epoca che -curiosamente- hanno chiaro riferimento sì ad un determinato periodo ma in realtà fanno pensare non ad un solo divo "vero" ma ad una sintesi. Si vedono infatti immagini riferite a Volontè ("La Classe Operaia va in paradiso" ma anche i suoi tanti spaghetti western,) ma poi arrivano altre sequenze ispirate palesemente a Gassman (Armata Brancaleone e "Il Sorpasso"), come se questo immaginario Crispo fosse una sintesi dei due attori citati a cui potremmo aggiungere anche Mastroianni. Oltre al problema sopra accennato di troppi personaggi (anzi "personagge") si pone anche la questione di un'attenzione forse eccessiva della Comencini ad una mentalità prettamente femminile (qualcuno direbbe "femminista") che si esprime attraverso un'anima "da donne" che rischia di estenuare il pubblico maschile. Insomma a tratti si ha l'impressione che la cinepresa quasi carpisca i discorsi che fanno le donne fra loro quando non ci sono maschi, ma qui bisogna andarci molto cauti perchè è un terreno in cui è un attimo cedere alla banalità e al luogo comune. La parte del film che omaggia Il Divo Crispo, che sulla carta poteva essere quella più pregevole, finisce col disperdersi nei mille rivoli di corna e figlie illegittime, scadendo nel romanzo paratelevisivo, con tanto di colpi di scena che fanno sussultare giusto quelle "signore con borsetta" cui sopra ho accennato. Quanto al cast, definiamolo "altalenante". Valeria Bruni Tedeschi mi è apparsa fuori ruolo. La Finocchiaro e Neri Marcorè coppia d'amanti totalmente improbabili e alquanto scadenti, soprattutto lei. Ma lasciatemi dire una cosa (sul cast) che mi sono tenuto apposta per la fine di questo scritto. Virna Lisi e Marisa Paredes sono di una bravura STRAORDINARIA. Sulla Virna nazionale sono stato ad un passo dal commuovermi, per quel suo viso meraviglioso e per quel sorriso incredibile che resta uno dei più belli (anzi diciamolo!) "il più bello" di tutta la storia del cinema. Che donna!! E infine una sontuosa Paredes, teatrale fin nelle viscere, una specie di Eleonora Duse del cinema, due occhi fiammeggianti che non danno scampo, una magnifica Diva d'altri tempi.
Film che può piacere o non piacere, diciamo che al sottoscritto è "piaciucchiato" ma alla fine ero stremato da tutte quelle confessioni "di donne" e "tra donne". Anche basta, per favore.

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