Espandi menu
cerca
Youth - La giovinezza

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Tato88

Tato88

Iscritto dal 21 novembre 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 15
  • Post 19
  • Recensioni 367
  • Playlist 1
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Youth - La giovinezza

di Tato88
8 stelle

Se si volesse demolire il nuovo film del regista de "La grande Bellezza" non ci vorrebbe nulla, uno schiocco di dita. E come per "La grande bellezza" (da ora Lgb) è immediatamente necessario prendere una posizione. O sì, o no. Io ho deciso di essere uno di quelli che lo difenderanno.

"Youth" è il quinto capolavoro di Paolo Sorrentino ("This must be the place" non mi aveva convinto). Le malelingue l'avevano subito additato come "La grande bellezza 2.0, con Michael Cane nel ruolo di Tony Servillo" (il make-up effettivamente è quello). In parte è vero, ma solo la parte bella: il film inizia là dove terminava Lgb, con Gep sulla scogliera che comprendeva il significato profondo del titolo del film: La grande bellezza sono tutti quei ricordi che sopravvivono alle selezioni della memoria, verosimilmente l'infanzia, la nostalgia... La giovinezza. E ora Paolo si domanda: come si può nella vecchiaia sentirsi di nuovo genuinamente giovani? E la risposta è... non ve lo dico. C'è una ragione per cui si realizzano film come questo. Per consentire allo spettatore di andare al di là di frasi banali che abbiamo sentito mille volte e a cui siamo diventati diffidenti, per poter tornare a crederci con rinnovato vigore. Un concetto molto semplice sviluppato nello stile sorrentiniano, ovvero in maniera dialettica e antinarrativa, attraverso vari episodi perlopiù di natura visiva, grafica, saltuariamente dialogica, magnificamente cinematografica. 
C'è Martin Scorsese, c'è Federico Fellini, non ci sono i Talking Heads, c'è Diego Armando Maradona. C'è Miss Universo, ci sono anziani coniugi che non si parlano mai ma si appartano nel bosco, ci sono attempate attrici feticcio che demoliscono verbalmente la carriera dei loro registi, fidanzati che lasciano le ragazze dopo anni di convivenza perché non sono brave a letto, ci sono fangose maschere di bellezza ed elaborati massaggi rinvigorenti, corsi di aquagym e blandi spettacoli serali per animare la vita degli ospiti annoiati. I flemmatici personaggi del regista napoletano le provano tutte pur di sentirsi di nuovo giovani e arrestare l’inevitabile sopraggiungere della vecchiaia, ma come già insegnava Robin Williams in "Patch Adams" la cura per la morte non si trova nella medicina.

Sorrentino spinge con sicurezza l'acceleratore dell'intromissione blasfema e postmoderna degli elementi più trash che caratterizzano la società contemporanea in un film dai toni decisamente più solenni e, nonostante la totale assenza di tematiche religiose, sacrali. Forse Sorrentino pecca di superbia nel volersi autoproclamare uno spirito del tempo, in quanto il suo ego notoriamente smisurato lo relega ("relega" per modo di dire, è sempre una categoria ambitissima e amata) nel genere dei film d'autore. Ed è per questo che si deve prendere una posizione definitiva. O piace, o non piace. I suoi movimenti di macchina lunghi, elaborati, solenni, e l'ispirata composizione delle inquadrature di kubrickiana precisione e simmetria con rimandi all'arte pittorica romantica, moderna e spesso surrealista possono essere considerati spocchiosi così come possono emozionare e divertire.

Ma ciò che colloca "Youth" in una posizione di rilievo rispetto ai lavori precedenti è una novità assoluta per la filmografia del regista: la direzione degli attori! Più volte mi sono ritrovato a pensare "Ma che brava Rachel Weisz! Che bravo Paul Dano!!!" E anche ruoli di secondo piano come la già citata Miss Universo M?d?lina Diana Ghenea sono in grado di pronunciare il sorrentiniano susseguirsi di aforismi scrosciante e incontrollato con una naturalezza che mai avevamo avuto modo di apprezzare. Gep non sarebbe riuscito a dire senza una risibile solennità che "le monarchie sono buffe perché vulnerabili come un matrimonio: basta che muoia una persona, ed è subito caos. Tutto cambia...". Micheal Cane invece, forte del suo discreto british accent riesce a conferire alla sceneggiatura una sincera spontaneità, allo stesso modo di Harvey Keitel, Jane Fonda e tutto il resto dello strepitoso cast.

Anche gli effetti speciali sono migliorati, senza curiosi fenicotteri o giraffe illuminate in modo irrealistico, bensì con una Venezia notturna mozzafiato che si allaga a vista d'occhio in una delle tante straordinarie sequenze oniriche sparse lungo tutto il film.

Quindi sì, la commozione è concessa senza troppi senza di colpa. E nonostante il cast internazionale e la perfezione tecnica, "Youth" appare come un film decisamente più piccolo dell'immensa operazione che è stata Lgb e forse, proprio per questo, migliore.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati