Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Viaggio a tappe, scanzonato ma non consolatorio, nel cuore d'un'America residuale e dimenticata che aveva forse già smarrito la propria ingenuità, ma non la capacità di sperare. Per il suo esordio sul grande schermo Spielberg sceglie i ritmi e le ambientazioni dell'on the road più classico, ma lo infarcisce di metafore e suggestioni critiche modernissime, quasi 'profetiche' nell'anticipare temi - uno per tutti l'intrusività dei media nelle umane vicende, specialmente se dolorose - che nei decenni successivi sarebbero divenuti veri e propri 'topoi' narrativi e cinematografici. Ne deriva un quadro variopinto e personalissimo. Una sceneggiatura ricca e spiazzante nel proprio costante, consapevole, disattender premesse ed aspettative. Nulla va come dovrebbe andare, proprio perchè le cose, al mondo, vanno da sempre non come dovrebbero. E' un realismo disilluso forse, ma ancora 'compartecipe', mai cinico, appassionatamente anti-retorico e del tutto 'schierato'. Una delle opere più lievi ed armoniose di Spielberg, un ritratto anarchico, iconoclasta ma pure del tutto consapevole d'un'America che stava cambiando. In peggio, ovviamente. Doverosa e prevedibilissima la sottovalutazione dell'opera da parte della stessa critica che, anni più tardi, si spellerà le mani per 'I predatori dell'Arca Perduta'. Ma la virtù, si sa, è tale finchè, sussurrata o anche meno, basta a se stessa.. quando la si urla nei megafoni diventa altro, magari chiasso o anche grande sinfonia, fatta per giungere alle orecchie di tutti.
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