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It Follows

Regia di David Robert Mitchell vedi scheda film

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La recensione su It Follows

di maghella
7 stelle

 

“It Follows” pone l'attenzione sulla paura come unico elemento basilare. Una paura antica e culturalmente condivisa da ogni generazione, anche la più impavida e libertina. La paura di essere infettati, contaminati attraverso un rapporto sessuale.

 

Jay è una giovane ragazza che frequenta da qualche giorno Hugh. I due consumano un rapporto sessuale in macchina, dopo di che il ragazzo le confessa che le ha trasmesso così una sorta di maledizione, per la quale sarà perseguitata da spiriti malvagi che la vorranno uccidere e che solo lei potrà vedere. Potrà liberarsi da tale maledizione soltanto facendo l'amore con un altro ragazzo, e “passando” così a lui questa anomala infezione.

 

Robert Mitchell scrive e dirige una storia che sulla carta sarebbe potuta essere uguale a tante altre: un gruppo di teen ager scanzonati che si ritrova suo malgrado a combattere contro spiriti maligni.

Quello che rende originale e molto buono questo film è invece una struttura narrativa del tutto nuova. I ragazzi in questione non sono intanto dei teen ager scanzonati, ma al contrario sono introversi, complessi, racchiusi nelle loro difficoltà adolescenziali. Impauriti nell'approccio sessuale, intimoriti nel dover infettare altri per liberarsi dalla maledizione. Finalmente vengono proposti -in una storia horror per lo meno- dei ragazzi americani non superficiali, con dei caratteri ben definiti. Il film è ambientato in un paese di periferia, angosciante e di per sé per nulla rassicurante, rendendo così da subito l'atmosfera pesante.

 

Molti i riferimenti alle storie classiche dell'orrore. Gli stessi ragazzi infettati non sono altro che moderni vampiri, ma gli spettri sono un chiaro riferimento alle culture tipiche orientali. Non può non venire in mente “The Ring” guardando “It follows”, ma è giusto un ricordo, un deja vu, perché il film ha una sua personalità ben definita e molto sugestiva. La riflessione sull'educazione sessuale moderna è d'obbligo, l'attenzione va subito all'AIDS piuttosto che ad altre malattie veneree che da sempre hanno preoccupato, se non ossessionato, la letteratura, la cinematografia e la vita di tutti i ragazzi (e non solo) che si affacciano “allegramente” alle gioie del sesso.

Jay è felice e rilassata dopo che ha fatto l'amore con Hugh, gioia che dura pochi istanti, il terrore si impossesserà di lei lentamente senza darle tregua.

Gli adulti nel film sono solo abbozzati, appena accennati, non funzionali alla storia. Le scelte vengono prese esclusivamente dai ragazzi, senza mai chiedere consigli o aiuti. Il gruppo crea una sorta di magia che dovrebbe liberare l'amica dalla maledizione, e questo ricorda molto i romanzi di Stephen King ed è forse la parte che ho gradito di meno.

Mentre ho preferito di più quando la storia non cerca di trovare soluzioni (che logiche non possono mai essere per ovvi motivi), ma subisce gli eventi, risultando molto più coinvolgente.

 

Ottima, davvero ottima la colonna sonora dei Disasterpeace, che contribuisce non poco a rendere il film più che buono. Genere elettronico, che ricorda tantissimo le colonne sonore di John Carpenter e quindi le atmosfere dei film horror anni '80.

Si vede che John Mitchell ha studiato e pure bene, riuscendo ad assimilare e a metabolizzare i grandi classici. Vedremo cosa farà in seguito, da tenere d'occhio.

 

 

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