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Abbasso la ricchezza!

Regia di Gennaro Righelli vedi scheda film

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La recensione su Abbasso la ricchezza!

di FABIO1971
6 stelle

Gennaro Righelli, regista, attore, sceneggiatore e montatore, nonno di Sergio e Luciano Martino, rappresenta uno dei più popolari autori del cinema italiano tra le due guerre, abile artigiano della macchina da presa sempre attento alle aspettative e ai gusti del suo pubblico, che gratificò (venendone abbondantemente ripagato in termini di successi e incassi), dall'esordio nel 1910 (Andreuccio da Perugia) alla sua ultima regia nel 1947 (Il corriere del re), con oltre un centinaio di film tra commedie, drammi storici e melodrammi, venendo addirittura preferito ad Alessandro Blasetti dai produttori della Cines per dirigere La canzone dell'amore, il primo film sonoro italiano. Abbasso la ricchezza!, sua penultima fatica, segue di un anno il più riuscito e frizzante Abbasso la miseria!, di cui ripropone molti membri del cast (oltre ad Anna Magnani, vi appaiono anche Virgilio Riento, Lauro Gazzolo, Checco Durante, Giuseppe Pierozzi, Vittorio Mottini e il piccolo Vito Chiari) e l'identico approccio leggero, intriso di quel bonario populismo che, prendendo le distanze dal Neorealismo e assestandosi su posizioni politiche centriste, auspicava il raggiungimento di quel benessere sociale, un miraggio durante il periodo bellico, che ora, a guerra finita, pur tra la desolazione delle macerie, la povertà e la fame, iniziava ad apparire come l'anticamera di quel desiderio di rinascita e di quella corsa consumistica che esploderanno nel decennio successivo. La vicenda della popolana Gioconda (Anna Magnani), fruttivendola di Trastevere, infatti, ne simboleggia proprio questo nuovo percorso: arricchitasi con il mercato nero, la donna ambisce adesso ad entrare nell'alta società borghese dell'epoca. Si appropria della villa, confiscata durante l'occupazione nazista, di un conte in disgrazia (un ottimo Vittorio De Sica, che firma anche la sceneggiatura, in collaborazione con Righelli, Mario Monicelli, Fabrizio Sarazani, Pietro Solari, Nicola Fausto Neroni e Vittorio Calvino), ma nella sua sfrenata ostentazione della ricchezza e del lusso attirerà le attenzioni di alcuni imbroglioni e truffatori, che approfitteranno della sua ingenuità per derubarla impunemente, costringendola a tornare mestamente alla sua frutteria di Trastevere. Salutato dal successo di pubblico, trascinato dall'estro dirompente (anche troppo) di Anna Magnani e dallo charme di De Sica, Abbasso la ricchezza! si rivela, però, un'operina eccessivamente intrisa di luoghi comuni e stereotipi moralistici, che finiscono per annacquare anche gli spunti maggiormente satirici del copione (gli americani salvatori della Patria, i "nuovi" ricchi partoriti dalla guerra), smarrendosi spesso tra esaltazioni troppo schematiche (il personaggio del conte, impeccabile, intelligente, colto, che combatte una guerra persa in partenza contro l'ignoranza dei popolani) e sconfinamenti nel bozzettismo. Restano, comunque, la notevole vivacità dell'insieme, uno sguardo in certi momenti pungente e sarcastico sulle miserie umane, la fotografia di Aldo Tonti, i duetti scoppiettanti tra don Nicola e il cavalier Bonifazio (Virgilio Riento e Giuseppe Porelli), Alberto Sordi che doppia Vittorio Mottini (il fruttivendolo Nino), Anna Magnani che balla il boogie e canta superbamente Quanto sei bella Roma e, soprattutto, il travolgente e dispettoso bambino Tranquillo, interpretato dal piccolo Vito Chiari ("Signor conte, io so' partigiano: al tempo de li tedeschi, io e Gigi er nespola, er fijo der calzolaro, mettevamo li chiodi a Testaccio per faje buca' le gomme!").

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