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Storie pazzesche

Regia di Damián Szifron vedi scheda film

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La recensione su Storie pazzesche

di barabbovich
8 stelle

Rubacchiando qua e là e sotto l'egida di Pedro Almodovar (qui in veste di coproduttore) che campeggia a caratteri cubitali sulla locandina del film, al punto da indurre molti a pensare che sia lui il regista, ecco arrivare nelle sale questa sfrontata commedia grottesca in sei episodi firmata dal giovane cineasta argentino Damián Szifrón. Minimo comun denominatore sono la vendetta e l'ira, peccato capitale contagioso che sembra essere l'epitome di un'intera epoca di diffusa inciviltà. Si parte con un aereo all'interno del quale tutti i viaggiatori scoprono di avere conosciuto in momenti diversi delle loro vite lo stesso musicista fallito. Si prosegue con la vicenda di un usuraio che incontra una cameriera e una cuoca con il dente avvelenato nella tavola calda dove queste lavorano. Il terzo episodio sembra prendere spunto da Duel e mostra le conseguenze parossistiche di un diverbio per problemi di viabilità. Il quarto episodio (e stavolta siamo dalle parti di Un giorno di ordinaria follia) ha come protagonista l'attore argentino forse più noto in Europa, il fenomenale Ricardo Darin (Nove regine, XXY, Il segreto dei suoi occhi, Cosa piove dal cielo?), qui nei panni di un ingegnere esperto di esplosioni che si vede brutalmente sottrarre i suoi diritti di cittadino a suon di multe e rimozioni dell'auto assolutamente ingiustificate. Nel quinto episodio (in questo caso lo spunto è assai simile a quello de Le tre scimmie) un miliardario si trova nei pasticci dopo che suo figlio ha investito, uccidendola, una donna incinta. Tenta allora di convincere un povero Cristo che lavora da lui come tuttofare ad assumersi la colpa in cambio di una consistentissima retribuzione. L'ultimo episodio mette in scena un matrimonio sfarzoso durante il quale la sposa scopre che tra gli invitati c'è anche l'amante del marito: si sfiora la tragedia. Ritmo serrato, originalità degli angoli di ripresa, ottima direzione degli attori, coerenza tematica (oltre al soggetto della vendetta, metà degli episodi hanno come fulcro un'automobile, icona della civiltà della barbarie) sono gli addenti di questa galleria sanguigna e plebea di nuovi mostri disposti a qualsiasi forma di individualismo esasperato che dà come somma un film adrenalinico e dai risvolti pulp, di grandissimo pregio e con il solo difetto di non arrivare a graffiare fino in fondo.

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