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Lo straniero senza nome

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su Lo straniero senza nome

di Antisistema
8 stelle

Secondo la vulgata mediocre, ma maggioritaria all'interno della critica ufficiale, Clint Eastwood regista sarebbe nato improvvisamente nel 1992 con Gli Spietati un pò a sorpresa, coronando il successo sbancando la notte degli oscar con i premi per miglior film e regia, mettendosi alle spalle colossi come Spielberg, Altman o Scorsese che attendevano da anni invano l'ambita statuetta dopo varie nomination a vuoto. Inutile dire come tale lettura risulti molto superficiale, poichè liquida come poca roba tutta la ventennale e passa produzione precedente, che invece necessita alla luce dei fatti una rivalutazione totale perchè Clint Eatwood sarà diventato forse un maestro in tarda età, ma sin da inizio degli anni 70' era intuibile come fosse un grande regista, ma di questo pare se ne fosse accorto solo Orson Welles, il più grande regista umano di sempre, a dispetto del discredito e delle critiche negative dell'epoca nei confronti delle sue pellicole come regista, senza citare la scarsa considerazione verso le sue mostruose doti recitative per lungo tempo sottostimate. 
Dopo un thriller indipendente dal sapore Hitchockiano come Brivido nella Notte (1971), che si segnala come esordio interessantissimo, come sua seconda pellicola Eastwood decide di girare un western, genere che lo aveva consacrato a fama mondiale come attore nella famosa trilogia del dollaro, inutile negare le influenze di Sergio Leone  (e di Don Siegel) in questo Straniero senza nome (1973), ma sarebbe una lettura superficiale liquidare tale opera come uno spaghetti western in salsa americana, poichè Eastwood sembra in realtà fare una sorta di rilettura in chiave dark e marcatamente pessimista del Cavaliere della valle solitaria di George Stevens (1953), da sempre uno dei film preferiti dal regista, il quale da sempre è rimasto colpito dall'ambiguità della natura riguardante Shane ed il finale misterioso che ancora oggi a distanza di decenni fa discutere. 
Sin dai primi minuti Eastwood fonde l'inizio classico dell'arrivo del protagonista, con dei tocchi di messa in scena riprese dagli spaghetti western leoniani, la cui sporcizia viene contaminata con un tocco fantastico da miraggio della figura di questo misterioso straniero che si staglia all'orizzonte, valorizzata dal paesaggio arido per via del lago salato, che bagna le sponde del paese di Lago, un luogo apparentemente tranquillo e pacifico, composto per lo più da piccoli imprenditori, che osservano con aria curiosa mista a scetticismo, l'arrivo dell'uomo. Lo straniero rifiuta di dare un nome (topoi leoniano), ma rispetto al regista italiano, tale figura acquisisce una connotazione più personale derivata dalla personalità di Eastwood, che gli infonde una natura molto più viscida (uccide tre uomini dal barbiere in modo molto poco leale) e violenta una prostituta che ci aveva provato con lui, in netta controtendenza rispetto alla totale astinenza dal sesso dei protagonisti della trilogia del dollaro. Clint Eastwood si impone contro le preoccupazioni dei produttori timorosi per l'eccessiva violenza che avrebbe fatto ricevere al film la classificazione Rated-R (si narra che in un momento di contrasto, Eastwood abbia letteralmente appeso uno dei componenti della produzione all'attaccapanni), mettendo subito in chiaro di non essere un attore datasi alla regia per caso rispetto ad altri suoi colleghi, magari perchè andato in contrasto con i cineasti per i pochi primi piani dedicatagli o per non valorizzarlo come meritava, ma mostra immediatamente l'indole di artista, facendo vedere di avere ben chiaro come posizionare la macchina da presa, descrivendo tramite poche inquadrature ed immagini le sensazioni degli abitanti di Lago innanzi all'arrivo dello straniero, quest'ultimo caratterizzato più per come agisce nei fatti rispetto alle mere parole. 

 

Clint Eastwood

Lo straniero senza nome (1973): Clint Eastwood


Mentre la mediocre critica ufficiale allora come oggi si è persa dietro alla ricerca di quanto la pellicola fosse debitrice del cinema leoniano, ha totalmente peccato nell'analisi filmica e degli elementi di originalità innestati nel film da un regista che pur di animo conservatore, confeziona un western profondamente anti-borghese ed anti-sistema, tanto da venir criticato da John Wyane per il ritratto poco lusinghiero verso l'ideologia della frontiera americana, qui rappresentata da questi borghesucci abitanti di Lago, che hanno assistito inerti e anche compiaciuti al terribile omicidio a suon di frustrate del precedente sceriffo, da parte di tre pistoleri assoldati dalla compagnia mineraria gestita da uomini in vista del paese, che poi hanno fatto spedire in carcere perchè troppo ingombranti e per questo hanno giurato vendetta verso la città di Lago. 
Lo straniero è indubbiamente una persona negativa, poco incline alla fiducia verso l'umanità e irriverente verso la religione, ma per lo meno bisogna ammettere che il suo è un comportamento naturale, incurante di ciò che pensano gli altri, mentre gli abitanti del paese dietro la loro facciata di persone timorate di Dio sono una massa di ipocriti omertosi, che non solo sono marci e sporchi dentro, ma hanno approvato ed occultato un omicidio per amore del denaro, cosa che lo straniero farà pagare ad ogni singolo componente di Lago in cambio del suo aiuto contro i tre pistoleri usciti di galera, portando a poco a poco allo sconquasso tutto il paese, mettendone gli abitanti l'uno contro l'altro, facendo così emergere il marcio a lungo nascosto dalla coltre di apparente limpidezza. 
La critica di Clint Eastwood contro la borghesia è chiaramente di "destra", non c'è nessuno che si salvi moralmente in questo posto (forse solo la moglie dell'albergatore ed il nano), ma il problema per il regista non risiede intrinsecamente in tale classe sociale, ma esclusivamente nelle persone che ne fanno parte, che hanno da tempo perso la forza propulsiva della borghesia per adagiarsi sul conservare ciò che si è ottenuto, delegando agli altri la violenza per mantenere tale status quo, poichè non sono abbastanza coraggiosi nell'agire di persona. La rabbia è sempre stato il carburante che muove il motore del cinema di Eastwood da sempre e per fortuna anche oggi non l'ha mai smarrita nonostante i riconoscimenti, seppur agli esordi era indirizzata indiscriminatamente verso tutto e tutti, comprese le minoranze (seppur bisogna dire che il protagonista approfittando del credito illimitato, regali delle coperte a degli indiani discriminati e promuova a sceriffo il nano del paese, da sempre schifato e schernito da tutti), Eastwood riempie il film di scene politicamente scorretti, morti, stupri, sessismo e di una violenza esibita e brutale, senza però mai scadere nel gratuito perchè il regista usa tali elementi per descrivere un'umanità gretta e meschina, dedita all'esclusiva coltivazione del proprio orticello, chiudendosi in sè stessa ed ostile ad ogni presenza esterna che ne turbi la loro ricerca incessante di profitti a tutti i costi, sublimando l'oscurità che pervade l'opera nel finale dove il regista và all'eccesso totale, dove i neri, a malapena fiaccati dalle fiamme infernali, del direttore della fotografia Bruce Surtees, acquisiscono venatura da horror soprannaturale, facendo si che la violenza assuma connotati inquietanti, dove il sangue e la polvere danno una natura tetra dell'animo umano, in sostanza Eastwood la butta di fuori e diventa un terrorista dei generi come Lucio Fulci, schockando lo spettatore tramite il suo tocco d'artista inserendo in un genere classico come il western, tocchi di ultraviolenza orrorifica, che lascia poco spazio a qualsiasi ironia tarantiniana, lasciando inuietato e disturbato visceralmente lo spettatore, disgustato dalla meschina umanità che prende tutto e tutti. La critica dell'epoca fu molto negativa nei confronti del film per via della tanta violenza e dalla presunta scarsa originalità di derivazione Leoniana-Siegeliana (che ripeto, esiste, ma non è l'unica cosa del film), più lungimirante il pubblico che nonostante il divieto ai minori di 18 anni, premiò ai botteghini la pellicola, per la cui visione si consiglia di cercare un'edizione Home Video, poichè in TV tagliano sempre malamente la scena dello stupro dello straniero ai danni della prostituta, una sequenza torbida e controversa, ma che ancora una volta di più conferma l'indole di gran regista ed artista di Clint Eastwood sin dagli esordi sottostimati, incurante di compiacere i benpensanti censurando le cose negative dell'esistenza, cosa per la quale il pubblico mondiale lo ha sempre amato. 

 

Clint Eastwood, Billy Curtis

Lo straniero senza nome (1973): Clint Eastwood, Billy Curtis

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