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La strada

Regia di Federico Fellini vedi scheda film

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La recensione su La strada

di LorCio
8 stelle

Fellinismo al cento per cento, paradigma del cinema del maestro di Rimini, entrato nella Leggenda nonostante i suoi difetti, La strada è il tatuaggio che Fellini avrebbe portato addosso tutta la vita, se non fosse stato così intelligente (e bravo) nello sfornare altri film-mito, o saggi di se stesso, come volete (alludo a La dolce vita, ossia la fotografia di un mondo oggi perduto e peggiorato, 8 e ½, l’autoritratto, Amarcord, il passato come terra di nostalgia). Quando si pensa a Fellini, tornano alla memoria i personaggi pietosi de La strada, inevitabilmente, tanto potente fu allora questa parabola di sottomissione e repulsione, redenzione e paura. Risultato della coniugazione del sogno col Mito, dell’immaginazione con i brandelli del dopoguerra italiano, è la storia di un rapporto di coppia tormentato perché ambiguo e privo di sentimenti positivi: tanto crudele e volgare è lo Zampanò che si vanta di saper stuccare una catena col petto quanto patetica e tenera è Gelsomina, schiava del compagno di avventura.

 

 

Sorta di road movie con riferimenti filosoficamente e popolarmente sospesi tra religiosa moralità e socialismo dal volto umano, è un film dalla parte degli ultimi e dei diversi dal conformismo imperante, connotato come una fiaba, forse nera, popolato di personaggi al limite che potrebbero abitare un carrolliano Paese delle Meraviglie moderno (a parte Zampanò e Gelsomina, ci sono il Matto del dimenticato Richard Basehart, il clown, la puttana, la suora…). Probabilmente un po’ inflazionato col tempo, resta tra i film più rappresentativi del percorso felliniano, una svolta per il regista, ma soprattutto per sua moglie, la splendida Giulietta Masina, indissolubilmente legata per tutta la vita al sua clownesca e triste eroina, dalla buffa camminata e l’impacciato movimento, con gli occhi immensi e il destino segnato. Anche lei sarebbe rimasta ingabbiata nel personaggio, se tre anni dopo non avrebbe colto al volo quell’occasione strepitosa che fu Le notti di Cabiria, un capolavoro. Film evocativo e affascinante, non sempre gradevole (volontariamente), affida l’ultima speranza al mare, in cui perdersi, sfuggire, mutare. Universo a sé stante, in molti hanno tentato di accedervi, ma il tocco d’artista lo possiede solo uno.

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