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Condotta

Regia di Ernesto Daranas vedi scheda film

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Enrique

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La recensione su Condotta

di Enrique
8 stelle

Conducta, il respiro di Carmela, di Chala, di Iesi e di tutti gli altri.

Il respiro di Cuba, a vari decenni di distanza dall’avvio della rivoluzione.

Anche se le lancette del tempo si sono fermate a quando gli ideali erano forti (e, per inciso, a quando sulle strade circolavano vecchi modelli di Chrysler) …

O forse no. Forse si intravede uno spiraglio. Forse.

Armando Valdés Freire

Condotta (2014): Armando Valdés Freire

 

Conducta è un distillato di rara bellezza…

Un film denso denso di contenuto come non ne vedevo da tempo.

Ci sono i temi a sfondo privato e quelli a sfondo pubblico.

E ci sono le persone giuste che sanno farsi splendidi portavoce di tali tematiche, esponendone tutta la bellezza e l’intensa drammaticità. Con parole che hanno in “Cuba” il minimo comune denominatore ma che, a ben vedere, si rivolgono al mondo intero.

Così c’è il logorante / affettuoso rapporto madre-figlio.

Le prime, tenere, acerbe intese fra Iesi e Chala.

C’è il rapporto di amicizia genuino fra Chala e altri birbanti di quartiere.

Il rapporto professionale, ma anche umano, fra l’istituzione vivente Carmela e le sue colleghe, ma anche con altri attori sociali.

(E alzando appena appena il punto di osservazione) il rapporto fra i piccoli che crescono troppo velocemente ed i grandi che mai si sono presi le loro responsabilità.

E questo solo per accennare al testo tracciato nella sfera domestica delle relazioni umane e sociali.

scena

Condotta (2014): scena

Perchè codeste relazioni umane e sociali si intrecciano indissolubilmente fra loro e concorrono a formare la trama di un’altra storia (con profondità ed intensità di impatto nettamente più rilevante) che, unitamente a centinaia e centinaia di altre storie, contribuiscono a scrivere la Storia pubblica di un paese unico nel suo genere.

 

Risultati immagini per conducta film cuba

 

Cuba, la sua vivacità ed i suoi colori (Conducta è un mosaico di inquadrature da film d’autore – dire da festival mi pare riduttivo - davvero di notevole livello); le sue radici in un passato lontano… che è anche il suo presente (ma forse non più il suo futuro) e l’eredità quasi folkloristica di un isolazionismo decennale (una dotazione tecnologica che compete con quella di un paese del terzo mondo; le emissioni nere dalle vecchie berline Chrysler la dicono lunga).

Cuba, l’insieme strutturato e coordinato di servizi, prestazioni e corpi sociali (istituzioni educative e servizi sociali passando per il sistema previdenziale e sanitario) che danno fondamento e significato al proprio Welfare State.

Cuba e la c.d. sussidiarietà orizzontale; perché i buchi (profondi) dell’assistenzialismo di Stato vengono coperti da un cordone di sicurezza fatto di tante persone che ci mettono la faccia, che ci mettono anima e cuore, che si conoscono per nome e che formano, appunto, un cordone che, in grandi proporzioni, diventa una vera e propria rete di protezione / salvataggio… della società intera (la maestra Carmela che dà tutta sé stessa ai propri alunni sino, di fatto, ad adottare quelli più bisognosi di aiuto; il precoce ribelle che fa da stampella alla maestra quando questa dà segnali di debolezza fisica; la ragazzina talentuosa che dà conforto spirituale alla maestra quando questa vive il momento più duro, quello della perdita di un proprio caro; l’intreccio salvifico di queste e mille altre relazioni è un cuore bellissimo e pulsante che contagia e scalda altri cuori).

Cuba, lo Stato ed i tabù: quelli “quasi” comprensibili (la religione) e quelli che lo sono ancora meno (la normativa che vieta ai residenti di altre regioni / province di esercitare la propria professione – ma lo stesso dicasi in relazione alla possibilità dell’iscrizione scolastica – al di fuori di tale provincia stessa).

Ma non solo (di Cuba); finanche le disfunzioni perverse di un socialismo ottuso, irrazionale, anacronistico, inconcludente, che guarda (ma non vede) la (finta) coerenza dell’immagine; che ignora i risultati. Che esalta l’amor di patria e aborra i santini (!!!) che, di (pericolosamente) religioso, hanno solo quel po’ di dignità di ciò che simboleggiano. L’establishment educativo che si identifica perfettamente in quello politico… salvo poi dimenticare (come ricordato dalla maestra Carmela con una battuta che passerà alla storia) che la misura della permanenza in servizio non può essere data esclusivamente dall’anzianità professionale (atteso che l’esempio dato dall’alto, il vertice della catena del comando cubana - il leader maximo per capirci - denota proprio che non c’è limite alla longevità del proprio operato, pubblico/politico o privato/ fra i banchi di scuola che sia).

Immagine correlata

 

Un clima ascendente di simpatia e partecipazione emotiva fa vivere emozioni intense per tutto il film, imponendo un lirismo accattivante per via delle mille sfumature semantiche e della tecnica “neorealista” (direbbero i più esperti) della ripresa. E poi gli attori (a partire dai giovanissimi) sono di una bravura encomiabile.

Purtroppo, verso il finale, tensione e rigidità non fanno che aumentare (invece di scemare) … senza che venga trovata (o anche solo immaginata) la necessaria soluzione.

Che poi (a conferma dell’intreccio di cui sopra) è lo stesso che si può dire di Cuba medesima.

Finalmente al suo bivio più importante da tanti decenni a questa parte.

 

 

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