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La storia infinita

Regia di Wolfgang Petersen vedi scheda film

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La recensione su La storia infinita

di maso
9 stelle

Un lontano sabato del 1984 con i miei andammo a cena con la famiglia Farinelli con in programma di terminare la serata al cinema, al momento di scegliere il film la mia voce e quelle delle due figlie del caro amico di papà si unirono in un coro altisonante "La storia infinita", la fantasia dei miei dieci anni era rimasta catturata dal trailer fantasmagorico di un film che si preannunciava pieno di creature fantastiche e contenuti consoni a stuzzicare l'indole vogliosa di avventure di un bambino e le nostre famiglie non poterono negarci questa richiesta e ci recammo quindi allo scomparso cinema Goldoni per assistere a questo film che diverrà poi un classico per ragazzi nel genere fantasy che negli anni ottanta spopolava.

La storia infinita è tratto dal meraviglioso romanzo omonimo dello scrittore tedesco Michael Ende ma ne ricopre solo la prima metà per scelta narrativa e credo anche economica visto che al tempo risultò essere il film tedesco più costoso di sempre, Ende lo misconobbe tanto da chiedere che il suo nome venisse cancellato dai credit, ciò non gli fu concesso e credo che Petersen pur avendo un pò snaturato il valore globale del libro gli abbia reso un buon servigio sotto l'aspetto visivo e sotto quello emotivo facendo breccia nei cuori di grandi e piccini in tutto il mondo riscuotendo un enorme successo.

La trama narra la storia di Bastian (un dolcissimo Barrett Oliver con il quale è facile interfacciarsi sia per i maschietti che per le  femminucce) orfano di madre, trascurato dal padre e vessato dai suoi coetanei che quasi per miracolo si imbatte in un libro magico intitolato "La storia infinita", in ritardo per il compito in classe a scuola si rifugia nell'attico dell'edificio e comincia a leggere il manoscritto e più la storia va avanti più il confine fra il mondo in cui vive e quello di "Fantasia" raccontato nel libro si avvicinano rendendone lui stesso partecipe proprio perchè i due universi dipendono l'uno dall'altro come la storia vuole spiegare.

Bastian è narratore lettore e nostro termometro emozionale, ciò che egli prova sono sensazioni nuove ed inesplorate per noi piccoli e rinnovate e riassaporate per gli adulti e il mondo fantastico descritto ne La storia infinita fa sgranare gli occhi e drizzare gli orecchi.

Fantasia è un mondo pieno di creature mostruose ma anche meravigliose che convivono nel regno della imperatrice bambina ma il tutto è minacciato da una entità devastante come un buco nero che avanza: il Nulla che divora questo mondo e l'immaginazione degli esseri viventi intesi come noi terrestri.

La missione è ardua ma il guerriero Atreyu munito del magico Auryn a cavallo di Artax parte per scoprire l'origine di questo male ma più la storia progredisce e più Bastian si sente partecipe di essa rimanendo confuso ed impaurito.

Petersen ci fa provare delle emozioni travolgenti e devastanti che spaziano dal terrore al coraggio, ci sono episodi che a livello emozionale e grafico sono potentissimi, altri più deboli forse per la difficoltà delle tecniche degli effetti speciali del tempo e le già fluviali capacità economiche profuse per realizzarle, l'aggiunta definitiva che fa la differenza e rende La storia infinita un film travolgente è la musica di Giorgio Moroder che negli anni ottanta era in un tale stato di grazia da poter rendere armonica anche una sinfonia di peti.

Gli episodi più riusciti sono indubbiamente il rapporto fra Atreyu e Falkor il fortuna drago, un personaggio riuscitissimo simbolo di questo film che ha l'aspetto di un cane con il corpo allungato che ricorda appunto un drago, la cavalcata nei cieli con la musica di Moroder è proprio uno dei tratti travolgenti del film che ti fa venire voglia di solcare l'aria alla ricerca dei confini di Fantasia, di controaltare c'è l'emissario del nulla e cioè il terrificante Gmork un enorme lupo nero dalle zanne affilate che nello scontro corpo a corpo con l'attore Noah Ataway che interpreta Atreyu rischiò di cavargli un occhio e soffocarlo con il peso della sua struttura.

Il momento emozionalmente più devastante è però la morte di Artax che sprofonda nella palude della desolazione, un luogo in cui se vieni sopraffatto dalla tristezza e la disperazione affondi nel fango, metafora amara della vita, uno dei messaggi fondamentali che questa storia racconta, ricordo che l'intero cinema diluviò lacrime assistendo a questa sequenza ma non trovo sia eccessiva o inadatta a questo racconto che è invece pieno di insegnamenti per tutti come la difficoltà di guardarsi in faccia e non rimanere raggelati da chi si è veramente e l'importanza fondamentale della fantasia e l'immaginazione: se l'uomo perde questi valori il mondo diventa piatto e privo di emozioni lasciando spazio al nulla e la disperazione.

Grande lavoro di Wolfgang Petersen: con i suoi tecnici degli effetti speciali ha reso questo film meraviglioso e coinvolgente anche se come detto non tutti i blocchi narrativi si possono ritenere riusciti ma nella globalità il film sprizza magia da tutti i pori con tocchi geniali, come quello di modellare la faccia del tartarugone Morla sui lineamenti di Robert Mitchum, fateci caso se non è vero.

Ora vi lascio, sento le note della bellissima Neverending story cantata da Lymahl, ma non è il 45 giri sul mio piatto, è il film che ricomincia.......è proprio una storia infinita.

 

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