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Samba

Regia di Olivier Nakache, Eric Toledano vedi scheda film

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La recensione su Samba

di Storiedicinema
5 stelle

L'edificante e insolita storia tra un ricco tetraplegico e un ragazzo di strada portò ai registi Olivier Nakache e Eric Toldeno un discreto numero di riconoscimenti in giro per il mondo – Oscar esclusi – e una buona dose di notorietà ben oltre i confini francesi. Quasi amici è infatti un concentrato di sentimenti importanti, dramma e ironia. Quattro anni dopo il duo registico ci riprova con Samba. Sempre Parigi, e sempre l'incontro tra mondi e classi sociali differenti. Samba (Omar Sy) è un senegalese clandestino che si arrangia con piccoli lavoretti; sogna di diventare uno chef professionista in attesa di un permesso di soggiorno. Alice (Charlotte Gainsbourg) è una dirigente d'azienda afflitta da stress da lavoro che cerca sollievo e distrazione nel volontariato svolto presso un'associazione che si occupa d'immigrazione. Ovviamente le cose si complicano, i due s'incontrano, si sostengono e, altrettanto ovviamente, finiscono per instaurare un rapporto denso e sincero. Ecco quindi una nuova opera d'amore e impegno civile che prova a raccontarci una vicenda diversa dal solito, e, allo stesso tempo, a mostrarci il lato più in ombra di una città da cartolina, caratterizzata nell'immaginario comune da fastosi complessi monumentali e da sontuosi quartieri ove pullula la più alta vita artistica e culturale.

Omar Sy, Charlotte Gainsbourg

Samba (2014): Omar Sy, Charlotte Gainsbourg

 

Qui Parigi è la Parigi dei piccoli appartamenti, dei clandestini, del lavoro nero, dei documenti falsi, dello sfruttamento. Non è di certo l'angosciosa e spettrale Barcellona di Inarritu, ma, in questo senso, l'affresco popolare fa un certo effetto ed ha una sua credibilità. E tutto ciò che di buono si può cogliere da questo nuovo capitolo tragicomico di buona scuola cinematografica, si ferma qui. Perché in Samba mancano tutta una serie di elementi essenziali alla riuscita di una pellicola che abbia come intento primo quello di superare in scioltezza il mero intrattenimento della commedia immediata e superficiale. Manca una certa profondità emotiva. Mancano le sfumature che catturano. Mancano i dettagli che amplificano le contrapposizioni e quelli, ancor più importanti, che contribuiscono a creare il linguaggio dell'alchimia e dell'avvicinamento umano. Quindi, il percorso di Samba diventa via via più confuso e inclassificabile. Ci sono tutte le premesse della commedia romantica ricca di buoni sentimenti, e ci sono, a un tempo, le premesse del film che vuole parlare con realismo degli immigrati e delle loro difficoltà in un paese che pensa più allo sfruttamento che all'integrazione. L'impressione è che Samba sfiori appena entrambe le cose, senza tuttavia farle proprie. L'approccio romantico, l'attrazione somigliano molto a un qualcosa di già scritto. Quando Manu, una collega, intima ad Alice di mantenere le distanze con i propri clienti, e lei puntualmente disobbedisce, ci si trova già dinanzi a un passaggio in grado di smontare in pochi istanti tutto il mistero che conferisce passione ad un approccio tra un uomo e una donna, specie se i due individui in questione rappresentano status diversi e agli antipodi. Perché ci sembra piuttosto normale collocare i protagonisti all'interno di una normale realtà urbana in cui, per forza di cose, le affinità tra classi diverse vengono distanziate e spesso inasprite da un muro ideologico e sociale che Nakache e Tolendo disintegrano con un soffio. E non migliorano di certo la situazione i convenevoli del caso, edulcorati fino a raggiungere i toni della generosa favola moderna: sorrisi gentili, evidente complicità, massaggi sensuali. Come non lo fa in alcun modo quello slancio confidenziale in cui la timida e impacciata Alice dichiara a Samba di abusare di sesso a seguito della sua fragilità mentale. Imbarazzo, e poi la smentita. Sembra quasi che i due cineasti francesi non vogliano farci dimenticare che appena qualche mese fa Charlotte interpretava magnificamente una ninfomane incurabile. Per non parlare del folgorante rapporto tra Manu – quella che appunto le consigliava saggiamente di stare alla larga dai clienti – e Wilson, un (falso) sudamericano amico di Samba: baci scomposti e caotici attacchi di passione degni di due adolescenti in fuga dalla scuola. Nel frattempo Samba, che rischia il rimpatrio, tira a campare. Espedienti, disavventure, ironia, qualche momento divertente e l'emozione che prova a fare capolino tra i passaggi di una manciata di sequenze che tentano di seguire la scia di dolore che sta dietro le tematiche pocanzi accennate. Sempre con un registro fugace, prevedibile, mai in grado di catturare appieno le sensazioni e mantenere costante la soglia emozionale. Dai registi di Quasi amici ci si aspettava davvero qualcosa in più. Eppure la pregevole sequenza di apertura, che dalle musiche ritmate di una festa in stile “grande bellezza parigina” arriva fino alle cuore di una rumorosa cucina gremita di lavapiatti, sembra proprio la premessa in grande stile di un lavoro di tutt'altro spessore. Peccato.

Omar Sy

Samba (2014): Omar Sy

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