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Star 80

Regia di Bob Fosse vedi scheda film

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La recensione su Star 80

di degoffro
8 stelle

E' nata una stella versione playboy. Il grande e compianto Bob Fosse, da sempre attento e spietato indagatore del mondo dello spettacolo e della società americana ("Lenny", "Cabaret" e "All that jazz"), aggiunge un altro capitolo in tal senso alla sua notevole opera. Ispirandosi alla vera storia di Dorothy Stratten, modella divenuta dapprima coniglietta e ragazza del mese per il più celebre giornale per adulti poi attrice, anche per Bogdanovich in "E tutti risero", Fosse con uno stile personalissimo che richiama molto quello già utilizzato per "All That Jazz" ricostruisce come un'inchiesta la vita della ragazza. Come in un puzzle in cui i vari tasselli progressivamente vengono a riunirsi perfettamente per comporre un quadro completo e chiaro (scelta che può irritare lo spettatore più impaziente, ma anche grande dimostrazione di una padronanza del mezzo cinema non comune), lo spettatore attraverso le testimonianze di vari personaggi che hanno conosciuto Dorothy e il di lei marito ricostruisce la sua travagliata e sofferta esistenza. Molto prima di Paul Thomas Anderson e del suo "Booghie Nights", con un ritmo secco, una tensione crescente e che culmina nel tremendo e disperato finale (già comunque anticipato da immagini flash, quasi come fotografie, che intermezzano la narrazione) Fosse ci offre un ritratto crudele, caustico, amarissimo e per nulla consolatorio di certo mondo che conosce bene e del quale ci mostra il marcio e la perdizione. Pervaso da un profondo senso di morte, sembra una tragedia moderna, impietosa e senza speranza. Splendida Mariel Hemingway: con la sua bellezza quasi angelica, la sua iniziale timidezza e indifesa dolcezza, la sua assoluta fiducia ed il suo credere ciecamente all'uomo che dice di amarla, sembra essere una vittima predestinata, una delle tante ragazze lanciate nel mondo dello spettacolo piene di promesse, aspirazioni, illusioni e speranze, ma preda di uomini spietati, adulatori, ingannevoli e approfittatori, interessati esclusivamente al suo fisico e alla sua prorompente bellezza. Ottimo Eric Roberts (fratello della ben più celebre Julia), nella sua interpretazione più intensa e toccante. E' perfetto nei panni di Paul Steiner, ruffiano di mezza tacca che dopo avere scoperto Dorothy nel classico supermercato e averle fatto inizialmente una corte discreta e molto tradizionale (come sono subdoli e falsi gli uomini) anche per affascinare e conquistare la madre di lei (una convincente Carrol Baker, la sola che fin da subito capisce le reali intenzioni di Paul, tanto da rifiutargli la firma necessaria per consentire a Dorothy, ancora minorenne, di continuare la sua carriera), esce allo scoperto e, una volta ottenuta la fiducia di Dorothy, inizia a proporle di fare foto sempre più spinte, indispensabili per far conoscere la ragazza negli ambienti che contano. Quando Dorothy sfonderà e da Vancouver si trasferirà a Los Angeles, la gelosia e l'invidia di Paul, che nel frattempo ha sposato la ragazza, si faranno divoranti e porteranno alle conseguenze più estreme. Piccolo ma significativo ruolo anche per Clift Robertson nella parte dell'editore di "Playboy", in una parte sostanzialmente identica a quella che avrà Burt Reynolds nel citato film di Anderson. Eccezionale infine, come al solito, la fotografia del bergmaniano Sven Nykvist.
Voto: 8

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