Regia di Andrej Tarkovskij vedi scheda film
150 minuti intensi, con delle scelte visive davvero sorprendenti: la messa in quadro di Tarkovskji, al di là della spesso ingombrante presenza di simboli religiosi, rivela un inesauribile fondo pittorico. L'allestimento scenico-scenografico è sempre approntato in modo da esibire una valenza pittorica, direttamente o indirettamente riconoscibile. Spesso l'immagine verte verso l'astratto e il visionario: qui si scorge la perizia del regista nel saper rendere affascinati e perturbanti immagini di oggetti comuni, sfatti, corrotti che vivono un'altra vita nell'acqua. E sì, perché l'acqua con il suo fluire, il suo rinnovarsi è presenza preponderante del film: fonte più o meno battesimale. Tutto ciò fa da pendant ad una ricercatezza dei dialoghi tesi allo svelamento dei caratteri, di matrice palesemente letteraria, ma mai stucchevoli e inappropriati al contesto visivo. La cornice fantascientifica è ancora una volta (si veda Solaris) un pretesto per un approfondimento etico dell'essere umano, un contenitore nel quale immettere toni (crepuscolari) e temi (relativi alla natura dell'essere umano) diversi. Dunque sempre all'insegna dello psicologismo dostoevskjiano e di una cristianità e trascendenza problematica.
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