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Stalker

Regia di Andrej Tarkovskij vedi scheda film

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Utente rimosso (signor joshua)

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La recensione su Stalker

di Utente rimosso (signor joshua)
10 stelle

C'è un'amarezza profonda in questo futuro imprecisato, c'è una quantità indecifrabile di orrore puro, di egoismo, e di morte lenta; il futuro di Tarkovskij è freddo e tenebroso, arido ed agghiacciante, popolato interamente da personaggi che hanno sulla coscienza, il peso di milioni di anni di fallimenti e di impietosa regressione umana, ancor prima che spirituale, un mondo morente, fragile, confuso, governato da sovrani spaventati, ed amministrato dalla legge militare. Tutto, viene tramutato in tensione politica irreversibile, con la presunta caduta di un meteorite, che crea un nuovo modo di concepire il proprio essere vivi: la paura, la speranza, la morbosa curiosità, la tensione, i sentimenti di amore, di crudeltà e di recidività, vengono filtrati, spezzettati e ricreati in quel luogo di mistero chiamato “la zona”. Ma che cos'è la zona? Non lo si sa, e non lo si può sapere, la zona è il punto di mezzo, la porzione insignificante di mondo, che delimita tutto, e che segna il confine tra il regno in cui la razionalità della carne, e l'irrazionalità della mente sono ben separate tra di loro, e quello in cui le due cose si imparentano e si tramutano nella medesima concezione della realtà: le immagini, i sogni, gli incubi, ma soprattutto, gli stati d'animo di coloro che si addentrano nella zona, vengono tradotte in materia viva, animata ed inanimata, e tutto ciò che esiste all'interno della zona, non è che momentaneo, messo là per formare un quadro più completo, e varia a seconda delle variazioni delle persone che vi si addentrano, a seconda della loro personalità, dei loro ricordi, e delle loro emozioni. Non è più possibile immaginare un mondo senza la zona, perché si dice che al suo interno, vi sia una stanza, in cui i desideri prendano vita, però non quelli consci, ma quelli più profondi, perché la zona è più di un semplice pezzo di terra, è una porta su di un mondo a parte vivo, che non ha odore, colore, o sapore, se non quello che noi stessi gli diamo, quindi, se uno è interiormente egoista, non può tentare di redimersi chiedendo alla forza nascosta della zona, di fare una buona azione, perché ella ascolterà soltanto l'interiorità assoluta dell'individuo che ha di fronte. Ma non è neanche una vera forza, ciò che controlla quel luogo che non può essere descritto, è qualcosa di più profondo, meraviglioso, terribile, è una debole potenza, che ascolta gli infelici, ma non da loro la felicità, semplicemente, gli mette uno specchio davanti agli occhi, mostrandogli ciò che realmente sono. Per questo, molti di quelli che ne escono, non sono realmente felici: perché la realtà non può essere accettata, neanche dai più puri di cuore, che infatti decidono di astenersi dall'entrarvi. È per questo, che lo scrittore scontento della sua vita, decide di non entrare nella stanza, di non svelare il mistero, di non provocare la sua natura, accontentandosi di ciò che ha, e per lo stesso motivo il professore non fa saltare in aria la zona, e non tanta di andare oltre alle sue possibilità. Entrambi non sanno con esattezza perché hanno deciso di rischiare la vita in modo così sovrannaturale per cercare qualcosa di così oscuro ed indecifrabile, ma è certo che non sono state ragioni terrene, o legate alla propria professione, e neanche il passato può aver influito. Non è questione di essere buoni o cattivi, è la zona che sceglie chi far entrare, e se lei ha scelto di far sopravvivere lo scrittore al tritacarne e di far sopravvivere il professore alla perdizione, è perché aveva la consapevolezza che entrambi avrebbero vinto il proprio egoismo, la propria natura, e la loro rabbia, nessuno avrebbe mai distrutto niente e nulla, per il momento, sarebbe dovuta cambiare. Il domani? C'è l'ultima inquadratura, che ci mostra cosa potrebbe essere la realtà del domani, dopo il domani: la figlia di una delle guide della zona, mutante, possiede dei poteri telecinetici, quindi, è possibile che la zona si stia espandendo, che abbia già contaminato il resto del mondo che, inconsapevolmente continua a vivere nella confusione? E se la zona, come il monolite di 2001:Odissea nella spazio, fosse il passaggio della nascita, dell'evoluzione e della morte dell'essere umano? Quale di queste tre sarebbe la tappa che la zona vuol superare? Potrebbe essere la nascita di una nuova razza di umanoidi, e di un nuovo mondo, più puro e più armonioso, o il semplice cambiamento di una razza già esiste e che deve scegliere la strada da intraprendere (quella della vita, o quella della disperazione), o anche la morte dell'uomo e della sua natura, scandita da una decadenza etica che lo sta corrodendo. E gli stalker? Anime perdute, guardiani senza chiavi, che inseguono un'illusione, ma in realtà, neanche loro conoscono la zona, sono semplicemente dei disperati, esattamente come coloro che desiderano entrare nel perimetro proibito, che vivono e si nutrono dell'infelicità degli altri, e che non possono fare a me di tornare ad infrangere le leggi del loro mondo morente. Ci sono tante domande irrisolvibili in questo film, tanti concetti assoluti che non possono che essere spiegati con le immagini meravigliose che vediamo, e c'è un Tarkovskij all'ennesima potenza, che fa sfoggio, di tutto il suo arsenale per dar vita ad un racconto sovrumano ed irripetibile, sul tutto e sul niente, sul mondo, sull'uomo, sullo spazio, sui sogni e sugli incubi, lucido e consapevole. I tempi, dilatati all'inverosimile, creano un'atmosfera viva, lugubre ed umida, che, aiutata da una fotografia magistrale, rendono perfettamente l'idea di quanto mostrato nel racconto; il tutto aiutato anche da una colonna sonora azzeccatissima, all'uso del colore (che è spento nel prologo e nella parte dell'epilogo che riguarda solo gli uomini, e a colori nella parte che riguarda la zona, e quella della bambina) e ad una tensione eccezionale e terrificante. Tarkovskij, trascendo il suo Solaris e persino il 2001 kubrickiano, andando a creare uno dei più straordinari apologhi umani mai realizzati, un capolavoro assoluto di rara potenza espressiva, nonché, uno dei film più belli della storia del cinema.

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