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Stalker

Regia di Andrej Tarkovskij vedi scheda film

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La recensione su Stalker

di steno79
10 stelle

VOTO 10/10  Ultimo film di Tarkovskij realizzato nella Russia comunista prima dell'esilio, è un'altra parabola di fantascienza che affronta il tema della necessità della fede, svolta attraverso un percorso iniziatico di tre personaggi (lo Scrittore, lo Scienziato e la Guida, ovvero lo Stalker) lungo la "Zona", territorio dotato di strani poteri che culmina nella Stanza dove si realizzano tutti i desideri. Il fascino è notevole, soprattutto nell' ordine figurativo, con una magnifica fotografia che alterna bianco e nero virato in seppia e colore dalle tinte sporche, e anche l'ambientazione scenografica nella Zona risulta straordinariamente originale e colpisce fortemente l'immaginazione, con il consueto motivo ricorrente dell'Acqua come elemento di purificazione. Sapendo che si tratta di un film di Tarkovskij, possiamo prevedere che il ritmo sarà estremamente lento, con lunghi piani-sequenza magnificamente elaborati e dialoghi filosofico-intellettuali fra lo Scrittore e il Professore che a tratti possono mettere alla prova la pazienza dello spettatore (a me è successo soprattutto alla prima visione) ma che, se si penetra nell'atmosfera rarefatta dell'opera, appaiono comunque giustificati, necessari e non inutilmente didascalici come mi erano sembrati all'inizio. Per il resto, la sincerità dell'ispirazione del regista è indubbia, e ho apprezzato anche il modo in cui l'autore scioglie la vicenda, con un richiamo alle virtù di purezza di cuore di sapore tolstoiano-dostoevskiano (nel finale è innegabile il riferimento a L'idiota, che Tarkovskij sognava di portare sullo schermo). Film di presa difficile, ma per chi supera le difficoltà si rivela un'esperienza di grande ricchezza anche emotiva. Nel cast il mio preferito resta Aleksandr Kajdanovskij nel ruolo dello Stalker: il suo monologo in lacrime alle soglie della Stanza merita davvero gli applausi; Nikolaj Grinko ha la giusta aria enigmatica e inquietante come il Professore e l'attore-feticcio Anatoli Solonitsyn, che già fu Andrei Rublev, è efficace nel trasmettere lo scetticismo dello Scrittore. La musica di Eduard Artemiev è usata in maniera alquanto intermittente, ma sempre con risultati suggestivi e si accorda bene con le atmosfere desolate suggerite dalle immagini (ma ci sono anche brevi in­serti di Beethoven e Ravel).

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