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Stalag 17

Regia di Billy Wilder vedi scheda film

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La recensione su Stalag 17

di mm40
6 stelle

Seconda guerra mondiale. Mancano pochi giorni a Natale e la vita di alcuni soldati americani in un campo di prigionia tedesco viene turbata dalla presenza di una spia nel gruppo, proprio mentre si sta preparando un'evasione.

La forza essenziale di Stalag 17 è che non si tratta di un tipico film di guerra, o per lo meno non soltanto di questo. Stalag 17, dal nome del campo di prigionia in cui si svolge la storia, è altrettanto un thriller alla Hitchcock (sapiente uso della suspence, una spia misteriosa, un innocente incolpato) ed è pure una commedia che pone le sue basi su una sottile indagine psico-antropologica dell'individuo (per quanto si tratti di un’indagine limitata al popolo americano: i tedeschi sono tutte macchiette al cui servizio troviamo poche ed esili battute). C’è pertanto il tipo spensierato e sempre allegro, il pensieroso, l'ingenuo, l'inaffidabile: la galleria di personaggi che anima il campo di prigionia di questo film è senz'altro memorabile (fra questi spicca William Holden, che per questa prestazione vince l'Oscar forse nemmeno con tutti i meriti – battendo Brando in Giulio Cesare e Richard Burton, Montgomery Clift e Burt Lancaster); lascia abbastanza perplessi invece l'atmosfera perennemente giocosa – e spesso canterina, non poche sono le scene 'musicali' del film – dell'opera, talvolta palesemente fuori luogo come nel finale che si suppone “lieto”, ma che invece ha appena visto un gruppo di uomini far ammazzare un loro ‘amico’ e godersela spensierati. Ma ripensando alla Vita è bella di Benigni, che molto ha preso da questa pellicola, è ancora niente al confronto. Sceneggiatura del regista e di Edwin Blum, nella fase di transizione fra i due collaboratori 'storici' in fase di scrittura di Wilder: Brackett (fino a Viale del tramonto, 1950) e Diamond (da Arianna, 1957); si tratta di una delle tante incursioni del regista in generi a lui, sulla carta, alieni, anche se aveva già tentato il film di guerra con I cinque segreti del deserto, precedentemente, ma non fu fra i suoi maggiormente riusciti. E inoltre va segnalato il ritorno di Holden, dopo Viale del tramonto, come protagonista: sarà confermato per il successivo Sabrina. Infine da sottolineare Otto Preminger nella parte di un (caricaturale, come purtroppo già rilevato) ufficiale nazista. Stalag 17 è stato tratto dalla commedia omonima di Edmund Trzcinski e Donald Bevan in cui già recitavano un paio degli interpreti del film (Robert Strauss, nomination all’Oscar come attore non protagonista, e Harvey Lembeck); buon successo di critica, ma soprattutto di pubblico. Anche per il regista arriva la nomination, ma non l’Oscar. 6,5/10.

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