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Lo squalo

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su Lo squalo

di Donapinto
8 stelle

LO SQUALO e' una di quelle pellicole che, cinematograficamente parlando, ha condizionato la mia vita. Lo vidi al cinema proprio nell'anno della sua uscita, stranamente non vietato. Avevo dunque 3-4 anni. Mia madre tutt'oggi mi rammenta che mio fratello volle andarlo a vedere a tutti i costi, nonostante l'età (9-10 anni), col risultato che mia madre dovette chiedere consiglio a un farmacista, in quanto mio fratello comincio' a soffrire di incubi. Io stesso ho dei chiarissimi ricordi del film: la morte del bambino e del cacciatore di squali e l'indimenticabile finale. Al suo terzo film, Steven Spielberg ottiene uno dei suoi più grandi successi commerciali della sua gloriosa carriera, con un film che a distanza di ben 45 anni, non mi stuferei mai di vedere e rivedere. Chiariamo subito, non si tratta di un capolavoro, ma LO SQUALO e' un thriller marino che rasenta la perfezione, facendo leva sulle nostre paure più nascoste, rappresentate dagli abissi marini e dai pericoli in esso nascosti. Con grande scaltrezza, il giovane e talentuoso regista, trasforma il più grande predatore degli oceani in una perfetta e implacabile macchina di morte, inaugurando così un interminabile filone di pellicole dedicate ad animali voraci e assassini: squali, piranha, barracuda, orche, piovre, coccodrilli, orsi e leoni. Negli ultimi anni ha cominciato ad andare di moda anche il megalodonte. Mi sembra anche inutile precisare di non prendere troppo sul serio il bel film di Spielberg, in quanto l'uomo non rischierà mai l'estinzione a causa dello squalo bianco, sarà semmai il contrario, anche se il film si preoccupa di mostrare che i veri predatori sono gli uomini, rappresentati dal sindaco e dalle autorità locali, che minimizzano i reali pericoli pur di guadagnare soldi con la stagione estiva. LO SQUALO e' un'opera che coinvolge lo spettatore dal primo minuto fino all'ultima inquadratura, con invenzioni talvolta geniali, con una tensione e una suspence che non lasciano un attimo di tregua allo spettatore. E' un thriller che funziona alla perfezione, specie quando il "mostro" e' invisibile. Innumerevoli le sequenze da ricordare. Tra le mie preferite la prima vera apparizione dello squalo, con lo svogliato Brody (uno straordinario Roy Scheider) che getta le esche nel mare, mentre improvvisamente gli si materializza il predatore per una manciata di secondi. Brody impietrito dalla paura indietreggia lentamente mormorando terrorizzato "ci serve una barca più grossa". Agghiacciante Quint (Robert Shaw), quando con dovizia di particolari racconta della nave da guerra affondata dai giapponesi durante la guerra, e del tragico destino toccato ai superstiti, in gran parte divorati dagli squali. Il finale poi, e' perennemente e indelebilmente stampato nella mia memoria. Impeccabili i tre protagonisti, con nota di merito per Roy Scheider e Robert Shaw. Indimenticabile quest'ultimo nella parte di un truce e aggressivo vecchio lupo di mare.

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