Regia di Paolo Taviani, Vittorio Taviani vedi scheda film
Il film parte bene, con le scene della Firenze devastata dalla peste, città dominata dalla paura, dalla diffidenza e dalla disperazione, come ben rappresenta la scena iniziale dell’appestato che si getta dal campanile di Giotto o quella dell’uomo che si getta nella fossa comune alla ricerca dei cadaveri dei suoi cari. Poi però, quando l’azione si sposta nello scenario bucolico della campagna toscana dove i dieci giovani si rifugiano per sfuggire al morbo, il film perde interesse e diventa abbastanza piatto, anche per colpa degli interpreti poco coinvolgenti. Ci si sarebbe aspettati che, entrando nel vivo con la messa in scene delle novelle che i giovani si raccontano, la pellicola riprendesse slancio, ma le cinque novelle scelte dai Taviani tra le cento del Decamerone non sono certamente le migliori dell’opera, anzi lasciano abbastanza delusi per la loro insignificanza. L’unica che suscita un qualche interesse è quella del padre iperpossessivo con Arena e la Smutniak, quella delle suore è troppo breve e rovinata dall’interpretazione della Cortellesi, le altre tre risultano soporifere. Insomma, viene quasi da rimpiangere che i Taviani, invece di seguire i giovani fiorentini in campagna per una trasposizione cinematografica del Decamerone, non siano rimasti in città per un film sulla peste del 1348 a Firenze, raccontandoci la tragedia piuttosto che l’evasione da essa, visto che la loro leggerezza non ci strappa più di un sorrisino.
Il cast è ricco di nomi importanti, ma non tutti risultano convincenti: Kim Rossi Stuart accetta di imbruttirsi per interpretare lo scemotto Calandrino, offre una buona prova in una storia troppo debole per entusiasmare; la Cortellesi nei panni dell’(apparentemente) arcigna badessa è una scelta totalmente sbagliata (già si capiva dal trailer); altri sono magari bravi, ma risultano sprecati in personaggi che non trascinano.
La ricostruzione degli ambienti e dei costumi è sicuramente elegante e curata, la luminosità delle scene nello splendore della natura toscana e la vivacità dei colori sono visivamente appaganti, ma questo non basta a salvare il film da una certa aria di noia.
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