Regia di John Huston vedi scheda film
Non un capolavoro, ma un film degno di un gran regista, con un bravissimo Gable e una Monroe che dà prova di doti interpretative che vanno oltre il suo personaggio della ragazza fru-fru. Mi chiedo come mai Kevin McCarthy (l'eroe de "L'invasione degli ultracorpi") abbia accettato di fare una particina di pochi secondi. Quel capolavoro non deve avergli dato la fama che meritava.
Il tema centrale del film è comunque la dissoluzione della famiglia, processo osservato non con cinismo o qualunquismo, ma con dolore e compassione da parte del regista (il quale probabilmente lo stava vivendo in quel periodo). Ognuno dei personaggi ha alle spalle un fallimento matrimoniale, proprio o dei genitori, e sono dei poveri esseri umani soli e alla ricerca di se stessi. Ciò che li spinge a mettersi insieme è proprio la solitudine. Marilyn Monroe fa la parte che ha sempre fatto e l'unica adatta a lei: cioè quella della donna che fa perdere la testa agli uomini, e che crea attorno a se attriti e rivalità. Si concede un po' a ciascuno con leggerezza e senza pensare alle conseguenze. Lo fa perchè cerca tenerezza e non pensa che gli uomini si infiammano però di passione. Tuttavia ha un cuore anche lei e soffre non poco per il fallimento del suo matrimonio. Le scene della caccia ai cavalli sono un'evidente metafora sulla distruzione dell'ambiente e della società da parte dell'uomo stesso, e i poveri cavalli legati e ansimanti sono i poveri personaggi del film sconfitti dalla vita. La compassione che poi provano per le bestie è forse perchè vi si vedono loro. Benchè la vicenda sia una triste ballata sul tramonto dei sogni, sul fallimento delle famiglie dei protagonisti e sull'assenza di ideali, il film si chiude - e sarebbe disonesto negarlo - con un moto di speranza, con l'unica cosa che può darla: l'amore.
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