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White God - Sinfonia per Hagen

Regia di Kornél Mundruczó vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su White God - Sinfonia per Hagen

di ohdaesoo
7 stelle

spoiler dopo la riga
Francamente non posso nascondere un pizzico di delusione.
(più di un pizzico, molto di più, ma non leggete questa parentesi).
Avendo visto il soggetto di White God, la sua provenienza (l'Est Europa) e un paio di immagini (notevoli) ero convinto di trovarmi davanti un mezzo capolavoro (non è un caso che ho portato apposta al cinema un mio amico che non viene assolutamente mai).
White God è un film manifesto, questo è indubbio.
Lo stesso titolo, per come che l'ho inteso io, è da riferire alla superiorità che l'uomo sente rispetto alle altre specie animali (antropocentrismo?).

Ed è anche un film metafora, anche questo senza dubbio.
Il problema è che, soprattutto nel mondo del cinema d'autore, i film manifesto e metaforici devono lavorare di sottrazione.
E White God non solo non ci riesce, ma ad un certo punto esonda in maniera così fragorosa da sembrare al massimo un discreto film di genere, uno di quelli a cui la verosimiglianza non frega nulla e che mettono dentro talmente tante cose da perdere del tutto coerenza e spessore.
In Ungheria una legge non permette di avere a casa, se non denunciati e pagando una tassa, cani che non siano di razza. La gente allora li abbandona o li porta ai canili. Lili, tredicenne ribelle, non accetta di perdere il suo Hagen.
Ma dovrà infine cedere e abbandonarlo.
Hagen si troverà solo, verrà maltrattato, torturato, perderà del tutto fiducia negli uomini. MA verrà il momento di vendicarsi.
A raccontare White God (se ogni tanto scrivo Dog perdonatemi, facile sbagliarsi in questi casi) ci si accorge di quanto siano importanti le tematiche che solleva.
L'assoluto dominio umano sugli animali (non è un caso che gran parte delle vicende che non riguardano i cani siano ambientate in un mattatoio, simbolo, se ce n'è uno, delle barbarie che gli animali devono subire per mano nostra -e che io accetto mangiando tranquillamente carne-), la purezza e la bontà che possiedono "naturalmente" i cani (e anche qui la scelta che la loro controparte sia una bambina è assolutamente centrata, perchè solo animali e bambini non sono ancora contaminati dai virus che poi incontreremo in vita), l'importanza dell'educazione (non solo per i cani, ma anche negli uomini, con quel rapporto difficilissimo tra padre e figlia), il perdono, la ribellione, l'"imbastardimento" a cui una vita senza amore ti può portare (e anche qui il montaggio è parallelo, con lei che mentre Hagen viene "modificato" dagli uomini si sente persa ed inizia ad avere contatti con la droga e l'alcool).
Ma c'è anche altro, davvero.
Ci sono scene magnifiche, come la corsa in bici iniziale, come loro sul poggio in cima alla città, come, ahimè, tutta la parte in cui Hagen viene "addestrato" all'odio, come tutta la sequenza in discoteca, davvero formidabile, e come un finale che beh, è roba che non ci si dimentica.
I due cani che interpretano Hagen poi sono impressionanti, non si riesce a capire come possano "recitare" in quella maniera. Gli occhi di Hagen sono l'anima del film, occhi di gioia, speranza, paura, dolore, rabbia e perdono. Impressionanti.
Ma in mezzo ci sono 20 minuti (quello di Hagen solo in giro per la città) girati benissimo ma che avremmo potuto trovare in qualsiasi Disney pomeridiano e poi c'è un pre-finale talmente assurdo da causare quasi imbarazzo in chi scrive.
White God può finalmente mostrare fino in fondo la sua metafora, sbatterci in faccia la sua morale. Ed è quella che tutti volevamo del resto. Ma per farlo ci fa piombare per 20 minuti in un horror splatter senza alcuna logica.
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Hagen guida come un condottiero tutto l'esercito dei cani (e già questo basterebbe) e uno ad uno torna ad uccidere tutti quelli che gli hanno fatto del male. Con tecniche (anche di regia) identiche a qualsiasi film di genere, con tanto di appostamenti, vittime dilaniate gettate sulla vasca da bagno (?????), sangue sulle vetrate e rumori notturni.
Il film crolla. Non ce n'era bisogno, per niente. Per punire l'Uomo bastava molto meno, il messaggio sarebbe arrivato lo stesso se mostrato con più cura, e non con la grossolanità e la banalità di questa sorta di Kill Bill canino.
E arriviamo al finale con tanti alti errori in mezzo (ad esempio lei che ha la felpa una scena sì e l'altra no e il padre che, senza alcun motivo va al mattatoio, solo per rendere ancora più forte la carica metaforica del film).
Ma il finale ragazzi è da pelle d'oca.
La musica, linguaggio universale, che penetra nel cuore di Hagen e di tutti gli altri cani.
L'Uomo e il Cane che si guardano, pancia a terra, uno davanti l'altro.
E si riconoscono.
Non c'è alcuna differenza.
Un'immagine di impressionante perfezione, un passeggero semicerchio di umanità in un mondo che l'umanità la perde ogni giorno dalle sue tasche bucate.

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