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Il segreto del suo volto

Regia di Christian Petzold vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il segreto del suo volto

di Tex61
5 stelle

locandina

Il segreto del suo volto (2014): locandina

 

Un’ottima idea nei contenuti, anche se non completamente nuova, sorretta da una sceneggiatura orribile. Il mio commento potrebbe finire qui ma vediamo di approfondire. Nelly è una sopravvissuta ebrea molto ricca ad un lager e torna a Berlino dove cerca di riacquistare, a mezzo della chirurgia plastica, il suo volto pre-torture. Il segreto del suo volto, tanto per cominciare, non c’entra proprio niente, il titolo originale sembra molto più appropriato (Fenice), ma in questo dobbiamo ringraziare la distribuzione italiana. In questo sofferente percorso è aiutata e sostenuta da un’amica (che a mio parere vorrebbe essere qualcosa di più) solo che Nelly ha un problema: è ancora innamorata di un ex marito semi-deficiente. Nella sua ricerca d’identità (l’idea buona) lo scova e cerca di riavvicinarlo ma lui non la riconosce, o meglio trova delle straordinarie somiglianze con Nelly, ma non la riconosce. E’ praticamente un tordo totale. E’ l’UNICA a chiamarlo con il suo vero nome Johnny, mentre per tutti lui è Johannes; lui non ne riconosce la voce, la camminata, i principali tratti somatici. Lei ha le caviglie di Nelly, i polpacci di Nelly i seni di Nelly, ha la stessa calligrafia, lo stesso incedere, lo stesso numero di scarpe, la stessa voce, ma lui si ostina a considerarla una straorinaria “copia” che tenta di usare per appropriarsi dell’eredità (anche qui parecchia confusione perché poi risulta divorziato e quindi cosa pretende? Mah!) della vera Nelly che lui ha sentenziato già morta. Ora io comprendo tutti i “valori” del messaggio, la ripartenza per una nuova esistenza annientata dalla prigionia, le sicurezze ricercate in un amore bruscamente interrotto, il ruolo privilegiato nel carpire e comprendere i veri sentimenti del marito, ma un minimo di credibilità dei fatti no? Ci sono dei buchi di sceneggiatura inammissibili o forse ho sbagliato tutto io e vi prego d’illuminarmi. Poi il film ha un unico lampo di genio finale, bello, emotivamente potente e in qualche modo riguadagna il terreno perso, ma non basta a garantirsi la sufficienza. Un buon film deve essere principalmente un sapiente equilibrio tra una sceneggiatura credibile e contenuti “sostenibili” dalla stessa; con il supporto di regia, fotografia, colonna sonora.

 

Mi ha deluso Petzold (co-autore anche se il film è tratto da un romanzo) perché dopo “La scelta di Barbara” avevo grandi aspettative, ma qui siamo parecchio sotto. Con tutti i buchi di cui sopra non sono a negare la bravura degli attori, le musiche e la fotografia…ma non bastano a fare un buon film.

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