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Timbuktu

Regia di Abderrahmane Sissako vedi scheda film

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La recensione su Timbuktu

di Brady
8 stelle

La musica, la socialità, l'affacciarsi dalla finestre e dalle porte di casa per chiacchierare per fare comunità, tutto ciò che, pur bello e connaturato con l'essenza dell'uomo stesso, viene cancellato o si tenta di cancellarlo per portare solo il NULLA. Nulla fuori e nulla dentro; un film toccante, di una semplicità che ormai non ci appartiene più.

Nella trama di FILM-TV leggo "il pescatore pazzo che vive nelle vicinanze, spara al suo gregge". In realtà niente fa presagire che il pescatore sia pazzo, fa semplicemente al meglio che può il suo lavoro, cercando di impedire che qualcuno gli distrugga la reti. La sua reazione, probabilmente, è eccessiva quando la 'vacca' GPS (nome piuttosto curioso... avrà un navigatore saltellitare incorporato piuttosto utile in quelle zone) finisce accidentalmente e/o per incuria da parte del pastorello che le custodisce nelle reti del pesactore poste nel fiume. In quel frangente il pescatore la uccide con una lancia (quindi non spara).

 

Film decisamente curioso che ci apre un mondo. Sembra lo scontro fa l'insensatezza di leggi eccessivamente restrittive ed un mondo che, sebbene differente, accomuna nella sua semplicità di vita al modello agro-silvo-pastorale che abbiamo recentemente abbandonato, almeno in parte o che abbiamo addomesticato con le nostre tecnologia.

 

In fondo quel termine GPS oggi appartiene al nostro mondo e quasi tutti sanno cos'è. A Timbuktu, nonostante la presenza dei cellulari, suona più che altro come un desiderio inattuato. Una modernità che lì, non arriverà mai, ed, anzi, verrà sempre più ricacciata e bandita aumentando l'aridità di un mondo che fa della sabbia e della polvere la sua essenza.

Niente è più vero che polvere siamo e polvere ritorneremo. Basta guardare questi volti, gli occhi che brillano del colore della sabbia che sembrano le porte di volti scolpiti nell'arenaria. Ricorda un po' l'effetto della 'spezia' di Dune.

Volti che appartengono a persone che sembra impossibile possano vivere nel nulla, nella desolazione più sconfinata.

 

Rimane per molti versi, soprattutto per l'applicazione della sharia e della Jih?d, un mondo quanto meno incomprensibile. In un mondo dove già l'ambiente è straniante, ma che è pur sempre casa tua e sei in simbiosi con esso, si vuol rendere impossibile ed intollerabile la vita togliendo tutto quel poco che rimane da concepire allo spirito umano. La musica, la socialità, l'affacciarsi dalla finestre e dalle porte di casa per chiacchierare per fare comunità, tutto ciò che, pur bello e connaturato con l'essenza dell'uomo stesso, viene cancellato o si tenta di cancellarlo per portare solo il NULLA. Nulla fuori e nulla dentro; che poi, a prensarci bene, è poi quello che tende a fare la nostra società moderna: diventare un meccanismo perfetto per la produttività. Poi nel tempo libero puoi fare quello che vuoi, ma di politica è meglio se lasci fare agli altri. Due sistemi diversi probabilmente subdolamente simili negli effetti.

 

E' davvero triste vedere come siano sempre gli uomini e non le religioni a creare intolleranza, a diffondere sistemi dittatoriali apparentemente giusti, ma giustificati solo dal malanno interiore che accieca la mente, da un malsano amore per la non-vita, che li obbliga a imporre con la forza a tutti indistitamente delle incredibili atrocità. Odio il mondo occidentale ed ogni sua espressione vitale; e nessuno deve tollerare qualsiasi cedimento, quasiasi sua anche minima espressione, anche se faceva già parte da sempre del modo di vivere di tutti. Piuttosto che essere inquinati da queste idee e megliola morte e la morte è meglio per tutti perchè d'IO lo vuole... quell'IO che i decerebrati credono Dio ed invece è solo il loro ego ostinato e miope... al di la di congenti motivi politoco-economici....

 

Rimane un film toccante, di una semplicità che ormai non ci appartiene più, ma che racchiude l'essenza della vita. La famiglia sopra tutto.

 

Non so se è un limite del film o se sia la realtà. Sembra davvero che lì, si possa vivere quasi senza far nulla dalla mattina alla sera, semrpe sdriaiati sotto le tende, o a pregare, o a pattugliare il terrotorio. Viene da chiedersi da dove arrivi ciò che mangiano, a parte il latte di capra e/o di vacca.

 

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