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Anarchia - La notte del giudizio

Regia di James DeMonaco vedi scheda film

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Raffaele92

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La recensione su Anarchia - La notte del giudizio

di Raffaele92
7 stelle

Atto secondo: dopo l’ottimo “La notte del giudizio” (2013), lo splendido esordiente James DeMonaco torna alla carica con un sequel all’altezza dell’originale.

Va detta però innanzitutto una cosa: di sequel si tratta, ma slegato dal precedente in quanto a plot. Ne consegue che, il fatto di non aver visto il film del 2013, non costituisce per nulla un vincolo alla visione di questo.

Trattasi di un’opera più che necessaria, poiché guarda all’argomento (appunto “lo sfogo”, notte in cui ogni crimine è concesso) da un punto di vista totalmente opposto rispetto a quello del precedente capitolo.

Se il primo adottava l’ottica dei “ricchi” barricati in casa per sfuggire all’assedio, questo ci trascina nelle strade e abbraccia invece la prospettiva di un improvvisato gruppo di “poveri”.

Due facce della stessa medaglia, due film specchio: ci si creda o no, ma in fin dei conti James DeMonaco ha fatto – su scala ridotta e nell’ambito del puro cinema di genere – esattamente quello che ha fatto Clint Eastwood con i suoi “Flags of our Fathers” e “Lettere da Iwo Jima” (pellicole nelle quali la battaglia di Iwo Jima combattuta durante la Seconda Guerra Mondiale veniva riproposta dal punto di vista degli americani nel primo film, e da quello dei giapponesi nel secondo).

Nel precedente prevaleva l’horror, qui invece prevale l’action. Tanto è vero che, con immensa gioia di noi spettatori, ci sembra di venir catapultati dentro “1997: fuga da New York” di Carpenter (1981) o (soprattutto) a “I guerrieri della notte” (1979) di Walter Hill, pellicole nei confronti delle quali questa recensita compie ben più di un sentito omaggio.

Un film che quindi molto ricorda gli anni ’80, e questo grazie alle riflessioni socio-politiche su un possibile futuro apocalittico, tematica dominante nel decennio in questione.

Ancora una volta, poi, la ferocissima critica alle distinzioni di classe e all’ideologia capitalista americana emerge dirompente e va a segno.

Al centro di tutto un protagonista disilluso e rude, dal passato misterioso e soprattutto con un’ambigua quanto oscura missione da compiere, “eroe” che guida i personaggi in una quanto mai adrenalinica discesa all’inferno.

Un’ora e mezza tesissima, veloce, che non lascia scampo e incolla alla poltrona fino all’incredibile finale.

Una battaglia per la sopravvivenza attraversata da colpi di scena a ripetizione e da lampi di cruda violenza.

La notte, l’asfalto, il sangue, la brama di un’alba che sembra non arrivare mai: il tutto mescolato ed elevato all’ennesima potenza.

Questo assoluto trionfo dell’intrattenimento puro farà la gioia dei fan del cinema di Carpenter e dell’altro capolavoro di Walter Hill prima citato. Ma anche coloro che sono all’oscuro di tali perle riusciranno comunque a godersi appieno la rocambolesca ed esaltante fuga che sta al centro di “Anarchia”.

Anzi, quest’ultima pellicola di James DeMonaco (autore che speriamo torni alla ribalta al più presto) non può che essere un’occasione/stimolo per far conoscere e (ri)scoprire i classici che l’hanno ispirata a coloro che non hanno ancora avuto l’occasione (o meglio la fortuna) di vederli.

Per una volta, poi, la totale assenza di divi arcinoti non è affatto un male, ma anzi ci porta a scovare volti sconosciuti che speriamo di rivedere di nuovo su grande schermo.

In definitiva, l’ulteriore conferma del talento di un autore destinato a farsi strada nel cinema moderno.

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