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La grande Gilly Hopkins

Regia di Stephen Herek vedi scheda film

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La recensione su La grande Gilly Hopkins

di alan smithee
4 stelle

Viso angelico, ma carattere da dura, Gilly non si rassegna a cercare la madre, e ad esserne accettata. Ma la sua ultima bizzarra famiglia affidataria non risulta poi così male, e pure la nonna che ha scoperto di possedere, non se la passa male. Innocua e un po' banale trasposizione da un romanzo per ragazzi, con un gran cast un po' sprecato.

Cosa possa avere spinto ben due premi Oscar (Kathy Bates e Octavia Spencer), più un’attrice come Glenn Close che, senza nulla togliere alle due precedenti, pur non avendo mai ottenuto l’ambita statuetta (vergogna!) ha un peso recitativo almeno pari alla somma delle altre due – a partecipare a questo film per famiglie che vedrei adatto in televisione dopo l’ora del tè della domenica pomeriggio, è un mistero che si spiega solo con le imprescindibili “ragioni alimentari” di cui nessun essere umano risulta inevitabilmente esente, chi più, chi meno.

Dopo essere stata abbandonata da neonata da una madre in fuga da casa alla ricerca di un successo hollywoodiano mai arrivato, Gilly è cresciuta tra centri sociali ed affidi temporanei, maturando un caratterino piuttosto determinato e da “dura”, che fa contrasto con l’apparenza angelica del suo bel volto.

Il giorno in cui approda presso l’affido della dolce ed opulenta Maime Trotter (la Bates), per Gilly qualcosa di diverso dalle precedenti esperienze inizierà ad accadere, ed un senso di ritrovata famiglia e di appartenenza comincerà a pervaderla. L’arrivo improvviso di una nonna dolce ed inconsapevole di avere una nipote (Close, che illumina lo schermo ma non può certo rendere indimenticabile un copione sbiadito ed uguale a mille altri), da un lato complicherà le cose, dall’altro non farà che confermare che nel mondo c’è finalmente qualcuno per cui Gilly è davvero importante.

Carinerie e i soliti approcci adolescenziali contrastati e ribelli nei confronti del mondo e della sua a volte dura realtà; tante, troppe tavole imbandite, dolcini e dolcetti, una Sophie Nélisse angelica ma determinata che abbiamo conosciuto qualche anno fa nell’altrettanto sdolcinato La ladra di libri, dotata di un bel portamento ma per ora non molto fortunata nella scelta dei film.

Tratto dall’omonimo romanzo per ragazzi di Kathleen Patterson (l’autrice di Terabithia, pure lui trasposto al cinema pochi ani orsono), il film vede in regia Stephen Herek, cineasta piuttosto incolore, particolarmente predisposto a curare la direzione di film per famiglie, nella cui direzione si inserisce pure questo innocuo, ma pure molto scontato, suo ultimo lavoro.

 

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