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1981: Indagine a New York

Regia di J.C. Chandor vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su 1981: Indagine a New York

di sasso67
10 stelle

Un noir al tempo stesso classico e innovativo, fuori dai generi codificati, per uno dei registi più interessanti attualmente in circolazione.

Secondo me, A Most Violent Year è un prototipo di capolavoro possibile dei nostri tempi, perché Chandor - regista che ammetto di non conoscere - innesta una profonda e riuscita riflessione psicologica su una accurata ricostruzione, tra cronaca e storia, di quello che a New York è stato l'anno violentissimo del titolo. Nel film non sono previsti grandi avvenimenti e colpi di scena, ma la trama procede lungo un filo abbastanza fragile che ha il proprio fulcro nella testa del protagonista, nella sua esigenza di pulizia e di moralità, soprattutto di rispetto della legge, abbastanza insolita per un imprenditore della distribuzione di carburanti e specialmente per un uomo d'affari di origini ispaniche. In questo senso, si potrebbe affermare che Abel Morales (interpretato dall'ottimo attore d'origine guatemalteca Oscar Isaac, ormai consacrato anche dalla partecipazione all'ultimo episodio della saga di Star Wars) sia una sorta di controcanto al protagonista di Scarface, recitato da Al Pacino per Brian De Palma. Per la verità, qualche analogia tra i due personaggi c'è, in quanto anche Abel, nella sua ossessione per il rispetto della legalità - degli standard - mira comunque a conseguire il successo nella propria attività imprenditoriale, senza peraltro mettere mai in ballo i principi dell'etica. Nel finale, un piccolo, quasi impercettibile, colpo di scena rivela l'aridità interiore di questo personaggio per il quale siamo stati indotti a provare simpatia per tutto il film. Ed in ogni caso, guardando a ciò che gli si muove intorno, Abel resta il meno peggiore dei personaggi che stanno sulla scena, incluso un procuratore federale le cui indagini profumano di pretesto, se non addirittura di arma di ricatto politico.

In un anno violentissimo come il 1981, i furti di carburante subiti dalla società del protagonista sembrano, anche alla polizia, ben poca cosa. È proprio su questo filo narrativo che si innesta l'intelligente lavoro di scrittura e di regia di Chandor, il quale narra, fuori dalle regola di ogni genere cinematografico conosciuto (e forse questo non gli giova dal punto di vista commerciale), quello che non è stato raccontato dai film degli altri registi, più legati alla tradizione. Basti pensare alla imprescindibile sequenza d'inseguimento automobilistico, che in gran parte è girata nel buio di un tunnel, fatto che non scoraggia il bravissimo direttore della fotografia Bradford Young, praticamente perfetto nel ricreare la luce di un'epoca. Fuori da ogni genere, direi per scelta più che per vezzo, Chandor dà vita a un personaggio che sembra l'anello di congiunzione tra un mondo passato - significativa la sequenza iniziale della compravendita con gli anziani ebrei ortodossi - e un modo nuovo, più spregiudicato, di gestire gli affari (alla fine, il protagonista decide di non rifiutare i soldi accantonati in nero dalla moglie).

Il coraggio del regista, inseritosi sul mercato cinematografico con un prodotto tanto controcorrente rispetto alle attuali tendenze di Hollywood, ma anzi di afflato classico, merita di essere premiato, possibilmente vedendo A Most Violent Year in versione originale sottotitolata, evitando quella editata in italiano con l'orribile titolo di 1981: Un'indagine a New York.

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